Il veleno delle vespe sul Sole 24

Questo il testo del mio articolo pubblicato ieri nel sito del “Sole 24 Ore sanità” con il titolo A Firenze vaccini al veleno d’api contro lo choc anafilattico:

A Firenze vaccini al veleno d’api contro lo choc anafilattico

di Daniele Pugliese

È italiana l’unica azienda europea che fornisce il veleno di api e vespe “nostrali” indispensabile per preparare i vaccini con cui viene trattato chi ha avuto una reazione allergica alla puntura di questi insetti appartenenti all’ordine degli imenotteri: si chiama Entomon (www.entomon.it), esiste dal 2002, si trova a Firenze, occupa 5 persone fra soci, dipendenti e collaboratori, ha un fatturato che si aggira sui 200 mila euro all’anno.

Si stima, in base a studi epidemiologici, che il 3% degli adulti e l’1% dei bambini siano esposti a reazioni allergiche provocate da questi animali, i quali, a differenza delle zanzare che pungono per nutrirsi, lo fanno solo per rendere inoffensivo, e non uccidere, chi li minaccia o aggredisce la colonia – il vespaio o l’alveare – dove vivono, alimentandosi di nettare, polline o altri insetti.

Ma quel loro metodo di dissuasione, mirato a procurare un dolore al presunto aggressore in modo che non ci riprovi, può, in chi ha un sistema immunitario così predisposto, quasi 2 milioni di italiani, innescare orticarie, edemi, difficoltà respiratorie, dolori viscerali, abbassamento della pressione arteriosa fino alla perdita di conoscenza e, addirittura, rarissimamente, la morte per choc anafilattico.

Fortunatamente il rischio di eventi fatali è molto basso, secondo l’Istat lo 0,19% dei casi all’anno di persone che sono state male a causa della puntura di un imenottero, ma nel 50-60% dei casi gravi ma non letali la pericolosa sintomatologia allergica può manifestarsi nuovamente in seguito.

In molti ospedali, come quello di Torregalli a Firenze, esistono centri specializzati nel trattamento di questi pazienti al di là dell’immediata iniezione di adrenalina con cui il medico del 118 o del pronto soccorso impedisce lo choc anafilattico.

Le reazioni generalizzate possono iniziare dopo pochi minuti, per cui il paziente deve essere istruito a trattare queste reazioni, in attesa del controllo medico; al paziente viene prescritto un auto-iniettore di adrenalina da portare sempre con sé.

Ma nei centri specializzati come quello fiorentino il primo passo è quello della diagnosi del tipo di allergia, che deriva dal racconto fatto dal paziente sulle proprie reazioni, sull’insetto che l’ha punto, sul luogo dove è avvenuto il fatto, proprio per stabilire con precisione quale veleno gli sia stato iniettato. Si fanno poi le prove allergologiche sulla cute, più sensibili, veloci e convenienti di quelle sul sangue; di recente oltre alle prove allergologiche, viene effettuata anche la ricerca della triptasi, che consente di comprendere se il paziente è a maggior rischio in futuro.

In questi casi lo si vaccina preferibilmente con il veleno specifico per quella reazione allergica, ed è proprio la Entomon di Firenze la “cacciatrice” di questi insetti, per poi estrarre dalle loro sacche venefiche la proteina allergenica.

Le loro competenze biologiche e naturaliste consentono di sapere dove andare a cercare i vespai, per lo più vicino a case coloniche attorniate da animali perché questo è l’habitat migliore per la vita di questi insetti. Anziché sterminarle come può fare un disinfestatore irrorandole di prodotti chimici, gli esperti di Entomon, proteggendosi accuratamente, prelevano l’intera colonia, animali e nido compreso, lo congelano subito, lo portano in laboratorio e, estratto il pungiglione uno ad uno, stando al microscopio e con strumenti da micro-chirurgo, prelevano il prezioso e fondamentale veleno. Per poi venderlo ad alcune delle 5-6 aziende produttrici di vaccini per veleno di imenotteri, che esistono in Europa, una delle quali, l’unica in Italia, è la Anallergo sempre di Firenze.

Ma la Entomon, è l’unica in Europa a farlo su animali “autoctoni”, delle specie Polistes dominulus, Vespula germanica/vulgaris e Vespa crabro, secondo la classificazione introdotta da Linneo, ed è anche l’unica che fornisce un prodotto non derivato da specie di insetti presenti in altre parti del mondo ma qui inesistenti, dai quali si può comunque preparare l’antidoto, ma non specificamente efficace come quello, per così dire, raccolto a chilometro zero.

Non solo: l’azienda fiorentina estrae il veleno – circa 5 mila milligrammi liofilizzati all’anno “succhiati” da più di 100 mila insetti residenti in quasi 3 mila nidi, oltre a quelli delle api appositamente coltivate in proprio a questo scopo – in forma pura, senza spremere la sacca, come un vino che deriva solo dal succo d’uva e non anche dalle vinacce.

Prima di “imbottigliarlo” nelle provette che saranno vendute alle industrie farmaceutiche, il veleno viene sottoposto a una complessa serie di analisi per garantirne la purezza, l’efficacia, la reale potenzialità e soprattutto il fatto che non sia inquinato da pesticidi, cosa che viene preventivamente appurata anche prima dell’asportazione del vespaio.

Un lavoro insomma che per la medicina è indispensabile, farà forse adirare qualche animalista, ma certo dovrebbe essere apprezzato da un ambientalista, perché anziché irrorare di gas o liquidi mortali tegole, grondaie, sottotetti e quanto vi sta d’intorno, si limita ad asportare la colonia laddove essa rappresenta comunque un pericolo, o quanto meno un fastidio, per l’uomo.

Alla Entomon hanno ovviamente una sorta di mappa dei luoghi migliori per la raccolta, un po’ come i cercatori di funghi sanno dove si trovano porcini e finferli, o gli appassionati di marmellata more e fichi. Mettono poi avvisi invitando chi ha la casa infestata da quegli imenotteri a segnalare loro la presenza del nido che viene asportato gratuitamente. Talvolta cooperano con i disinfestatori lasciando a loro il compenso per la prestazione e riservandosi di prelevare il prodotto purché non sia stato precedentemente inquinato chimicamente. E sanno quali sono i periodi migliori dell’anno e le ore migliori della giornata in cui fare il loro “safari”.

Da questa caccia grossa e da tutto quello che ne consegue, il veleno arriva negli ospedali italiani dove viene utilizzato per la diagnostica e per vaccinare i pazienti: la sola task force dell’Azienda sanitaria Toscana centro accoglie in media 6 pazienti allergici ogni settimana vaccinando ogni mese per 5 anni ad intervalli di 4-6 settimane l’una dall’altra, più di 600 persone; il vaccino consiste nel somministrare dosi crescenti di veleno e poi continuare con dosi stabili di veleno, evitando loro ricadute e la ricomparsa dei sintomi allergici, con un sensibile miglioramento della propria qualità della vita e scongiurando il pericolo, per quanto raro, di morte.

La vaccinazione o l’immunoterapia specifica che consente di mitridatizzarsi contro vespe e api, in questi pazienti allergici è in grado di prevenire l’anafilassi in oltre il 90% e le reazioni mortali nel 100% dei pazienti trattati. In Toscana questa vaccinazione è gratuita.

16-09-19 Sole 24 Ore Sanità veleno imenotteri

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