Il ricordo di Gioia e Giorgio
Venerdì le ceneri di Gioia Ciotti Jorio verranno riposte nel cimitero di Scandicci dove riposa una delle due persone “essenziali” nella mia vita: Giorgio Jorio. Avevo scritto un testo inviato prima a “Repubblica” e poi fatto avere ad altri quotidiani per ricordarla, perché lei e Giorgio hanno contato molto per molti e per molto a Firenze. Ma i giornali hanno cose più importanti da pubblicare, la memoria pare non interessarli, le relazioni umane ancora meno, la cultura appena appena.
Questo il testo che avevo scritto:
Gioia Ciotti Jorio, figura chiave con Graziella Magherini e Edda Gazzarrini della nascita a Firenze di una psicologia e dei servizi pubblici rivolti all’infanzia e all’adolescenza, è morta nei giorni scorsi a Roma, dov’era nata nel 1924.
Lì era andata a vivere, nella casa della sorella Serenella, dopo che nel novembre del 2000 era mancato suo marito, Giorgio Jorio, impagabile animatore dell’attività editoriale fiorentina: direttore commerciale prima della Sansoni, poi della Vallecchi, quindi dell’Isedi e infine punto di riferimento della Treccani.
La loro casa stracolma di libri e quadri a Mosciano, sulle colline sopra Scandicci è stata per tre decenni – dalla fine degli anni Sessanta fino alle soglie del Duemila – il “convivio” di più generazioni di intellettuali e personaggi di spicco nel mondo delle lettere, del giornalismo e del teatro: da Romano Giachetti, corrispondente culturale da New York di “Repubblica” a Piero Pieroni, studioso appassionato del Far West e delle tradizioni indiane; dai figli di Riccardo Posani – Monica, Camilla e Giovanni – autore di un’importante opera sulla Prima guerra mondiale all’attrice Olimpia Carlisi e a sua sorella Cristina; da Piero, Anna e Paola Nenciolini – il primo è il grassone malato di cancro che compare nel “Berlinguer ti voglio bene” di Benigni e Anna una delle più fervide animatrici di teatro a Firenze a partire dal sodalizio con Paolo Poli – allo psicanalista svizzero Paolo Richner.
Sorella di Sandro, il celebre radiocronista sportivo della Rai, e di Letizia, una delle più celebri traduttrici di autori come Saul Bellow, Philip Roth e Edgar Lee Master e di film come “I predatori dell’Arca perduta” e “Terminator”, Gioia Ciotti inizia giovanissima a lavorare a Roma con i bambini che hanno difficoltà di apprendimento o comportamentali, entrando, appena giunta a Firenze con Giorgio Jorio, all’Istituto Umberto I, attuale sede della Asl in via D’Annunzio, contribuendo fattivamente a quel processo di democratizzazione della pedagogia e di demedicalizzazione del disagio psichico infantile proprio negli anni in cui Basaglia abbatte i manicomi. Collabora con Carla Voltolina, la moglie di Sandro Pertini, nel settennato in cui la “first lady” rinuncia al Quirinale e si trasferisce a Firenze ospite dell’attore e regista teatrale Italo Dall’Orto e della costumista Elena Mannini.
Le ceneri di Gioia Ciotti verranno riposte nel cimitero di Scandicci, dove riposa Giorgio Jorio.