Il pranzo di Natale

Ho trascorso il pranzo di Natale ospite di un’anziana coppia di amici, lui si chiama Adamo e lei Eva, ma si tratta naturalmente di un caso di omonimia, non solo perché il pranzo si è svolto oggi e non più di 5.000 anni fa come narra la leggenda del Paradiso terrestre, ma anche perché festeggiando essi la nascita di Gesù, sono chiaramente postumi rispetto alle informazioni contenute nei Vangeli.

Adamo ed Eva hanno due figli, un maschio ed una femmina, più giovani di me, ma non poi così tanto: Abramo e Rebecca, i quali si sono sposati – o meglio, lui si è sposato, lei convive – con Fatima e Antonio, ed hanno avuto rispettivamente come figli Manfred e Manuel lui, Sasha, Giuseppe ed Elisabetta lei.

Quello che mi ha sempre colpito nella famiglia di Adamo ed Eva fin da quando li conosco – ed è molto tempo fa – è che nella loro casa quando parla uno, gli altri tacciono, e tacciono perché ascoltano, non perché non hanno niente da dire, o meglio, tacciono anche perché ascoltano pur avendo qualcosa da dire. Infatti c’è un’altra cosa che mi ha sempre colpito: che quando uno ha qualcosa da dire lo dice, e lo dice, pur rispettosamente e mai con l’intento di offendere, senza tenerselo dentro, senza nasconderlo dicendo altro, senza frenare la propria mente o le proprie emozioni.

Abramo e Rebecca, a loro volta, hanno insegnato questo modo di convivere ai loro figli e per farlo, prima di farlo, hanno, per così dire, contaminato con questa loro abitudine i rispettivi compagni, cioè Fatima – ma, a onor del vero, anche Giulia, che è la prima moglie di Abramo nonché la mamma di Manfred, Elena, la seconda moglie di Manfred da cui però non ha avuto figli, e Luisa, Esther, Noemi, attuali compagne di Manfred e quest’ultima anche madre di Manuel – e Antonio, attuale compagno di Rebecca ed anche suo unico marito, benché sia solo il padre di Giuseppe ed Elisabetta, perché Sasha Rebecca l’ha avuto da Mohamed, anch’egli presente come tutti gli altri al pranzo di Natale di oggi, come anche Erich e Linda con cui la figlia di Adamo ed Eva ha una relazione per così dire extraconiugale.

Le buone abitudini contaminate da Adamo ed Eva ai loro figli e dai loro figli ai loro partner ed ai loro figli, hanno finito per contaminare anche suocere, suoceri, nuore, generi, e tutti gli altri con cui i discendenti di questa specie sono entrati in contatto, si sia trattato di amori, amicizie, simpatie, legami di sangue. E al pranzo di Natale di oggi c’era tutta questa gente, incredibilmente taciturna fintanto che qualcuno, intorno alla luculliana tavola, stava dicendo qualcosa, intenta ad ascoltarlo, e pronta a dire, senza peli sulla lingua ma non in modo irriguardoso, quel che avevano da dire appena fosse stato il loro turno.

Non sono riuscito a contare quanti fossimo intorno a quel desco ed ancor più difficoltà avrei a descrivere il numero delle portate che si sono succedute, ricordo solo passatelli in brodo, ostriche e cotechino con purè. Qualcuno ha bevuto dello champagne, altri birra, qualcuno si è fatto un grappino e c’è chi si è dissetato solo ad acqua. Chi voleva fumare andava in terrazza ed è filato tutto liscio come l’olio, un po’ come quello che, mi dicono, unse un ebreaccio di nome Gesù, facendolo per ciò soprannominare Cristo, l’unto.

A proposito, non c’è stato scambio di doni, perché questa storia dei soldi da spendere a tutti i costi non piace a nessuno e perché, ha detto qualcuno parlando tra un piatto e l’altro, ci stavamo già scambiando tanto.

Leave a Reply