Un paese normale

Eva Buiatti

Martedì prossimo, 29 giugno alle 21, al cinema Odeon – nel ricordo, a un anno di distanza dalla scomparsa, di una brava professionista che si chiamava Eva Buiatti e faceva l’epidemiologa –, il collega Massimo Orlandi, che sul palcoscenico ha dimostrato di saperci stare, terrà insieme un bel gruppetto di persone che ripercorreranno il caso Di Bella. Gli ospiti saranno: l’oncologo Dino Amadori, il direttore dell’Istituto toscano tumori, Gianni Amunni, Rosy Bindi che all’epoca dei fatti faceva il ministro della salute e a mio giudizio è stata, con i suoi difetti, il miglior ministro della salute che l’Italia abbia avuto; il difensore civico del Comune di Firenze Alberto Brasca, Riccardo Chiaberge che fino a poco tempo fa aveva in mano l’inserto domenicale del Sole 24 Ore; il presidente dell’Ordine dei medici di Firenze Antonio Panti, il giornalista scientifico Roberto Satolli e il bioeticista Sandro Spinsanti.

Prima ci sarà una rappresentazione di Ornella Grassi e Massimo Tarducci che, attraverso la lettura di articoli e interviste, proiezione di immagini e spezzoni televisivi, ripercorreranno quel delirio che tutti quanti abbiamo vissuto a cavallo fra 1997 e 1998. Una storia in cui pochi davvero hanno fatto una bella figura. Medicina, politica, giornalismo, filosofia: il quesito era ostico e non era facile districarsi in quella matassa, forse perciò nessuno riuscì ad essere convincente. Soprattutto nessuno dimostrò di voler capire, o meglio, di poterlo fare. Credo valga la pena andare a sentire. Di tentar di capire, che si parli di cancro o d’altro, abbiamo bisogno ancor oggi.

«Com’è potuto succedere? – si chiedeva nel 2000 Eva Buiatti riflettendo su quella storia – Interrogarsi su questo punto significa porsi con un atteggiamento più consapevole e finalizzato alla prevenzione di episodi analoghi». Gli fanno eco gli organizzatori della serata: «Un quesito che forse non tutti si pongono, ma che interessa chi vorrebbe vivere in un paese normale nel quale i politici non decidono che cosa è un atto medico, i giornalisti non decisono se una terapia funziona o no, i giudici non prescrivono i farmaci e i medici non si limitano a curare, ma a prendersi cura dei pazienti, informandoli sulle diverse possibilità di cura, rispettosi delle loro scelte».

Già, un paese normale. Con della gente normale.

P.S. Se qualcuno, per un qualsivoglia motivo, fosse interessato all’argomento, o più in generale a come un essere umano si possa porre dinanzi alla malattia e finanche alla morte, si legga L’ultimo giro di giostra di Tiziano Terzani, un libro che, come la glomerulonefrite membranosa primaria, ha contribuito a cambiarmi la vita.

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One Response to “Un paese normale”

  1. susanna scrive:

    Un altro giro di giostra, un altro, non l’ultimo….

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