Cesare Luporini il marxista che sdoganò il “privato”

La copertina del numero del Ponte su Luporini

Cesare Luporini il marxista che sdoganò il “privato”

la Repubblica, edizione di Firenze

13 ottobre 2009

Il 20 agosto scorso ricorreva il centenario della nascita di Cesare Luporini, grande filosofo, critico letterario che ha fatto discutere, “pesante”, cioè grave, intellettuale del Pci. Nato a Ferrara, è stato un patrimonio di questa città, e un ottimo professore universitario, così almeno lo ricordo, avendo avuto la fortuna di frequentare nel 1979 l’ultimo seminario prima di andare in pensione, su “Persona e personalità: critica della morale e della psicologia”.

Il seminario affrontava questioni che in quegli anni di terrorismo, mutazioni genetiche della politica, ripensamenti e contorcimenti ideali, assalivano molti e costituivano argomento di pensieri e discussioni pubbliche e private. All’epoca scrivevo i miei primi articoli su l’Unità e dirigevo il periodico dei giovani comunisti universitari: Concentramentorenove, sul quale pubblicai un articolo che tentava di tracciare i contorni di quelle lezioni. Lo firmammo senza cognomi Francesco Cataluccio – oggi figura di spicco dell’editoria italiana – ed io.

Ci fece leggere la Lettera ai Romani di San Paolo, Genealogia della morale di Nietzsche, il Secretum di Petrarca, Che fare? di Cerniscevskij, i Tre saggi sulla teoria sessuale di Freud, e poi Dostoevskij, Tolstoj, Max Scheler, Sartre, Sant’Agostino e pagine scelte di Marx.

Cataluccio ed io notammo che, inusualmente, il Maestro si serviva di opere filosofiche e testi letterari «cercando tutti i riferimenti… con quelle tematiche che ruotano intorno ai concetti di persona e personalità. L’analisi di questi testi svolge così una funzione precisa di apporto teorico alla definizione diuomo interiore ed ai problemi a questo connessi». Ci chiedevamo perché avesse scelto quel tema, «proprio oggi, perché proprio nell’ultimo anno della sua attività di insegnamento».

Certo, era stato negli anni Trenta allievo di Heidegger, e le sue radici esistenzialiste erano note, ma la sua fama era quella dell’intellettuale marxista, rigoroso ed organico al partito. Un uomo di una durezza e di un rigore che incutevano timore. Tentammo di trovare una risposta citando un’intervista rilasciata poco prima da Luporini: «… mi pare che si possa constatare una crisi di quei valori universali che hanno guidato i processi rivoluzionari: la stessa idea di socialismo appare in parte oscurarsi, come ideale che opera dentro la coscienza delle nuove generazioni. Come si esprime questo riflusso che contrasta con il precedente movimento caratterizzato proprio, invece, da una larga diffusione della politica? Molti lo individuano, in parte giustamente, nel prevalere di un’attenzione alle tematiche del privato, con la riscoperta anche di antiche questioni: i valori dell’individuo, la vita, la morte. Ora, in sé questo non sarebbe un fatto negativo: negativo è che questo avvenga in funzione appunto di una tendenza all’abbandono dell’impegno politico». E più avanti: «Si scoprì che il privato era qualcosa di profondamente radicato nella società e… ci fu un’assunzione responsabile dei problemi anche personali in una sfera collettiva, senza che ciò sminuisse il peso dell’individuo, che veniva anzi arricchito dalla presenza del collettivo e del momento dell’insieme».

Chiosavamo noi che il corso richiamava: «termini ricorrenti: l’individuo, il personale, il politico, il soggetto e la soggettività» affrontando «problemi reali al centro del dibattito politico-culturale degli ultimi anni. Si è dinanzi… ad un esplicito tentativo di fare i conti, in ambito universitario da un lato, sul piano politico dall’altro, con quelle tematiche… emergenti con forza da qualche anno nella società civile. Ci riferiamo… alle questioni poste dal femminismo e dal movimento delle donne, all’approccio soggettivo con la politica soprattutto da parte del mondo giovanile, alla dimensione del privato e del “privatistico” anche nei comportamenti e nelle scelte politiche, alla ripresa di miti e pratiche religiose… e non ultimo alle varie forme di ripiegamento o come si dice oggi riflusso. Ci pare che fare i conti con queste tematiche … significhi aprire un dibattito ed un tentativo di sintesi a questi problemi, per anni trascurati ed emarginati dai corsi e dall’attività universitaria, imporre questo terreno di confronto, in termini di tendenze culturali e di comportamenti sociali, al movimento operaio ed ai suoi potenziali alleati».

Ipotizzavamo fosse importante «che un marxista si ponga in discussione rispetto a questi problemi ed autori troppo a lungo tralasciati». La nostra convinzione era che ci fossero temi che «fanno parte del senso comune degli individui in quanto… problemi intimamente connessi alla esistenza dell’uomo». E che perciò Luporini stesse finalmente tentando una sintesi per «stabilire con forza che il personale è politico».

Non mi risulta che queste riflessioni di Luporini abbiano avuto uno sviluppo divenendo un libro e un patrimonio non solo dei pochi fortunati che seguirono il corso. Né che la città, il suo Ateneo, l’erede del partito a cui Luporini apparteneva, in qualche modo, abbiano onorato questo loro “ospite”. So che ora la rivista Il Ponte – quella di Calamandrei e Tumiati – si accinge a farlo con un numero monografico, a cura di Maria Moneti.

A quell’esame Luporini mi dette 21, il voto più basso, l’unico nel mio libretto universitario. Mi liquidò così: «Lei ha una preparazione giornalistica!». Ne fui onorato: era il mestiere che avrei poi fatto.

Daniele Pugliese

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One Response to “Cesare Luporini il marxista che sdoganò il “privato””

  1. Ciao Daniele,
    non so se ti ricordi di me, io sì di te e di Francesco “il lungo” Cataluccio. C’ero anch’io a quel seminario. Ho compilato la voce Cesare Luporini su Wikipedia
    http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Luporini

    vedi se ti piace, dai il tuo contributo e dimmi cosa ne pensi
    ciao

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