Doppi orizzonti

Il lungomare di Viareggio

Ho presentato il mio libro a Viareggio, ieri, al Bagno Milena. Aldo Rosati ha tenuto sotto un fuoco di domande me e Titti Maschietto che ha scritto un romanzo intitolato B&B e il pubblico ha seguito con vera attenzione per tutto il tempo dell’incontro.

Non sono un amante del mare né della Versilia, che pur ha tesori piacevoli nei quali di tanto in tanto mi piace ritrovarmi. E non me ne voglia chi viene da lì. Ma devo dire che ho provato a immaginarmi bagnante, ieri, per qualche istante, dopo aver trascorso un pomeriggio sotto l’ombrellone a leggere, anzi sotto le tende perché lì han fatto meglio le cose. E poi, all’ora dell’aperitivo che spesso coincide con quella del tramonto, in vero non d’estate, andare a sentire due autori che parlano dei loro libri e del perché si son seduti alla scrivania per tirar fuori qualcosa.

Ho provato a staccarmi da quel senso di appiccicoso e di ozio forzato che ormai accompagna la mia idea di mare, da quella calca stereotipata, ripetitiva, rituale e immaginarmi, invece, quello che rimane di magico del mare nei miei occhi, quelle lunghe prospettive verso un orizzonte mutevole, che avanza e si allontana, che rivela particolari impercettibli a colpo d’occhio e quel mescolarsi fra la superficie dell’acqua e il cielo, le sue nuvole, i suoi astri.

Allora mi sono pacificato e ho ristabilito un contatto con la natura che altrimenti siamo destinati a perdere, avvolti in uno scafandro di carta patinata che non sappiamo più dove mettere neanche quando dobbiamo buttarla via. Sì, il mare non è il posto che preferisco, ma la vita può essere così generosa da regalarti anche quello.

Non ci sono state domande del pubblico e questo mi dispiace. ma sia chiaro non ne faccio una critica a Aldo. Mi dispiace perché, quantunque sia convinto che poche cose si possano aggiungere ad un libro già scritto e mandato alle stampe, c’è una pur incidentale relazione tra il lettore e l’autore e più che la curiosità del primo è quella del secondo che m’intriga. Sarà un’appendice del narcisismo che solitamente porta a scrivere o a imbrattare una tela o ad accoppiare oboi e viole, ma è anche, spesso, un’attenzione al genere umano, senza il quale è del tutto inutile mettersi alla scrivania.

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