Prospettive ottiche

Che differenza fa chi è il carcerato, se c’è un carcerato? Oh, no, non sono certo io a pensare che i reati non vadano puniti, quando son stati commessi. Anzi, sono perché la pena, oltre ad essere adeguata, sia certa. Ma l’interrogativo verte altrove, alla convinzione che si ha in fondo all’animo, se la reclusione ci appartenga o meno. La risposta a quella domanda, come ad altre analoghe, fa la differenza tra una politica tutta pratica che non può rinunciare agli istituti di pena e alla sicurezza dei cittadini ed una politica anche ideale che guardi in alto, dove i reati non han ragione d’essere commessi e di conseguenza le condanne non han ragione d’essere comminate.

Si tratta certamente d’una utopia, letteralmente di un non luogo, di qualcosa che non c’è e che invece, proprio per questo, va saputo guardare, anzi, bisogna saperlo vedere. La fatica spesa a non sovraffollare una prigione o a introdurvi qualcosa che al recluso consenta di comprendere il proprio errore ed anche di riscattarsi dalla condizione che l’ha condotto a quel gesto sbagliato, può risultare vana se il legislatore non è animato, appunto, dalla tensione a un mutamento più radicale e profondo.

Senza questi occhi proiettati in avanti, la politica finisce per essere un esercizio dell’oggi e nell’oggi c’è poco di più importante di chi in quell’oggi opera, il politico stesso, la sua sopravvivenza o lo scalino da superare per il prossimo impegno. Ma così si perde di vista il proprio ruolo pubblico, l’essere lì per chi è governato non per chi governa. Le miopie son lente ad avanzare, ma una volta attecchite impiegano molto più tempo a poter regredire, a riscattarsi.

Tags: ,

Leave a Reply