Facce e volti
Ho un’idea geniale per la quale vorrei essere ricoperto d’oro e finalmente trovare quella serenità economica con la quale permettermi di occuparmi solo di quello che mi interessa.
Facebook, il libro delle facce, ci chiede di accompagnare il nostro profilo con una immagine propria. Molti lo fanno e si espongono come sono, magari cercando lo scatto migliore, quello in cui si sentono maggiormente rappresentati. Altri invece preferiscono fotografie che li ritraggono, sì, ma in modo che non siano visibili occhi, naso, bocca e le espressioni che ci sono sulla fronte, sulle gote, sotto le palpebre. Altri ancora non ne vogliono proprio sapere e mettono un logo, una propria opera, un disegno che hanno fatto o dal quale si sentono raffigurati. Una donna mi ha ingannato mettendo al proprio posto i corpi nudi di splendide modelle e nascondendo la sua reale bellezza. Infine c’è chi, per timidezza, codardia, rimestamento nel torbido, si affida alla silhouette grigia e priva di tratti somatici che Facebook stesso fornisce agli anonimi, contumaci, latitanti, clandestini, sommersi.
Nella galleria di immagini che accompagna il proprio profilo, essendo tutti noi schedati fino all’ultima intimissima preferenza e perversione, con luogo e data di nascita, città di residenza, indirizzo e-mail e quant’altro, dovremmo esporci come le foto che vengono scattate quando si varca la soglia del carcere, di fronte, di profilo, destro e sinistro, e vorrei vedere anche la nuca, e meglio ancora sarebbe se ci riprendessimo sorridenti, incazzati, addormentati, eccitati, inebetiti, sbronzi, perplessi, furbetti, disorientati, impauriti, sconcertati, indignati, giovani, adulti, vecchi, travisati, travestiti, mascherati, truccati, taroccati, sciroccati, sciocchi.
Qualcuno ha scritto che non si può non amare in eterno chi si è visto dormire ed io credo che questo qualcuno avesse una ragione da vendere checché ne dicano tutti coloro i quali hanno definizioni ben specifiche e delimitanti della parola amore. Una donna o un uomo lo si ama solo quando lo si è visto stravolto al mattino. Stravolto. Ecco, appunto. Su Facebook metterei il volto più che la faccia, perciò lo chiamerei il libro dei volti.
Perché il volto volta, gira, muta, cambia, un po’ come fa la nostra vita.
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