Doveri e mestieri

Sergio Marchionne

Stavolta non sono d’accordo con Moni Ovadia. Di poco, perché il suo ragionamento sta in piedi e per molti versi non fa una piega. Su l’Unità di oggi il suo articolo s’intitola Il dovere di ciascuno e in esso Ovadia sostiene che Marchionne prima d’esser capitano d’azienda farebbe bene a rammentarsi che è uomo e cittadino. C’è del vero, inequivocabilmente, ma l’uomo cittadino Marchionne nel nostro mondo fa il capitano d’impresa se non addirittura il proprietario delle ferriere. E quel che si vorrebbe da lui è che facesse bene questo mestiere, non che ci spiegasse cosa sono i diritti e i doveri: per questo ci dovrebbero essere i legislatori, in parte i magistrati, un po’ anche i filosofi e i moralisti.

Io non voglio qui dire se abbia ragione lui a por delle condizioni per restare in Italia o la Cgil a dire che deve restarci ma nell’ambito delle regole che ci siamo dati. Nè quanto dell’uno o dell’altro ragionamento sia più giusto e dove invece è il punto d’incontro ragionevole, dove cioè si possano incontrare gli interessi di un’azienda e quelli dei suoi dipendenti. So quanto di infingardo, meschino e utilitarista ci sia stato da parte del capitale tutte le volte che ha tentato, per lo più riuscendoci, di aggirare il diritto e, soprattutto, di innalzare i profitti, non gli investimenti, a scapito dei salari.

Ma vorrei che a stabilire quelle norme che Ovadia giustamente ribadisce – dalla madre di tutti i doveri, “È dovere di ogni società che si voglia democratica assicurare ad ogni suo cittadino un lavoro consono alle sue capacità per garantirgli un’esistenza prospera e dignitosa” a “È dovere di ogni cittadino che scelga di dedicarsi ad un impresa garantire ai suoi dipendenti un lavoro rispettoso della sua dignità di essere umano ad un salario atto a procurare al dipendente stesso una vita prospera e serena” – o anche quelle che vi si possono aggiungere più vantaggiose per l’imprenditore e stavolta a scapito del salariato, fosse la politica, i luoghi dove le abbiamo chiesto di sedersi, la Camera e il Senato, fissando gli obblighi dell’uno e quelli dell’altro, i diritti e i doveri di ciascuno, venendo meno a ciascuno dei quali si è fuori legge e pertanto perseguibili.

Adriano Olivetti

L’ho scritto nei giorni scorsi (Scompensi) che alla luce dei fatti il primo articolo della Costituzione andrebbe riscritto, e se mi fossi spiegato male intendo dire che per me non andrebbe cambiato affatto, semmai finalmente fatto rispettare, perché l’unica cosa che ci tiene uniti è il partecipare tutti, innanzitutto col sudore della propria fronte, cioè col lavoro, a questa allegra combriccola che ancora per poco potremo chiamare comunità o Stato, se preferite.

Poi ci sia chi fa il pescecane o l’avvoltoio, chi il nullafacente o l’ereditiero, chi il magnaccia e chi l’accattone. Quelle saranno scelte individuali e se confliggono con il codice… zac!

P.S. Per orientarsi meglio nell’argomento suggerisco tuttavia la lettura delle parole di un grande capitano d’industria, di un Felix Krull al quale ci piace ancora guardare con speranza, ancorché della sua ditta resti ormai poco o niente: http://www.localport.it/eventi/notizie/AdrianoOlivetti55.asp

Tags: , ,

Leave a Reply