Il papà di Antonia
Era il ‘96, che se lo giri fa ‘69, anno caldo per eccellenza, e non in senso pornografico. Antonia avrà avuto quindici anni e c’è da immaginarsi che saltellasse indignata dietro a un camion che sparava musica a tutto volume per manifestare la protesta degli studenti. Chissà che s’era inventata la Gelmini dell’epoca.
Non so se Massimo gioisse di quella passione o ne fosse spaventato, o né l’uno né l’altro, solo incuriosito. So per certo che prese carta e penna, cinque fogli a quadretti, e in rigoroso stampatello, prima di corsivare «Baci Babbo», vergò MARX per ANTONIA.
«Te ne dovevo parlare – inizia – (molto molto brevemente!), ma il tempo passa». Confessa d’averlo amato, il vecchio Carletto, e aggiunge che così va il mondo. I figli devono sapere che così va il mondo, non sempre dipende da mamma e papà, o meglio non tutto. Ci si deve rassegnare e tenersi caro il bene di mamma e papà che sono un’altra cosa, quando c’è.
Le racconta dell’esiliato, del profugo, dell’indigente, del mantenuto, perché anche questo è stato Marx, ma spesso lo si dimentica. Le cita in tedesco i titoli delle opere principali, pure i Grundrisse che son costretto a scrivere senza dieresi perché non so sotto quale combinazione di tasti si celi. Le parla di Hegel, Feuerbach, Smith e Ricardo. Di politica, economia, cultura o sovrastruttura o ideologia che dir si voglia. Soprattutto le sottolinea, comunque lei lo voglia o lo possa capire, il valore del lavoro (si noti come uno è quasi l’anagramma dell’altro, con una sola vocale di scarto), sembrerebbe non solo per illustrare il ganglo basilare della teoria comunista, ma per dirle qual è la scialuppa alla quale tutti quanti prima o poi dobbiamo restare aggrappati, che si tratti di trarne uno stipendio o anche di modificare se stessi e ciò che ci sta d’intorno: lavoro, lavoro e lavoro.
Con quel tanto di catechesi che ci ha inevitabilmente contagiato tutti, le scrive che «non è la coscienza a determinare l’essere, ma è l’essere che determina la coscienza», specificandole che «l’”essere” qui non è ovviamente un fantasma spiritualistico, ma il concreto vivere sociale». Se Massimo fosse ancora vivo son sicuro che oggi scriverebbe qualcosa di più articolato, perché quel pensiero è giusto, ma carente in qualche sua parte.
Le conclude il suo ragionamento con queste parole: «Insomma, la pars destruens di Carletto è geniale e, credo, ancora attuale. Per quanto riguarda la pars construens, a parte i limiti suddetti, e il fatto che noi in uno stato etico usciremmo di cervello dopo tre giorni, che dire? Dillo tu».
Ora Antonia ha quei cinque foglietti in mano, non ha più 15 anni, ha una figlia stupenda e anche una mamma fantastica. Alla domanda del padre «che dire?» e all’invito «Dillo tu», può dar corso.
Per parte mia apprezzo solo il padre, quel suo desiderio di spiegare, quel mettersi alla scrivania e compilare qualcosa di cui avrebbe voluto parlarle, «ma il tempo passa». Mi vengono in mente i geniali dialoghi di Gregory Bateson con sua figlia, il meraviglioso L’Islam spiegato ai nostri figli di Tahar Ben Jelloun, o l’Etica per un figlio di Fernando Savater. E mi domando quanti genitori abbiano ancora voglia di metterci del proprio, di guidare una bimba o un bimbo ad affacciarsi a questa vita, dove non tutto va per il verso giusto, ma può prendere una piega migliore.
Ho sentito Antonia dire che ha avuto genitori eccezionali e sua madre dire che con il marito s’erano chiesti chi dei due avrebbe dovuto gettarsi per primo dalla finestra dinanzi al precoce esordio nel mondo degli adulti della figlia. Penso che qualche padre o madre comprensibilmente smarriti potrebbero prendere cinque fogli di carta a quadretti e mettersi a scrivere ai propri figli, come fece in condizioni disperate Antonio Gramsci dal carcere: «Carissimo Delio, mi sento un po’ stanco e non posso scriverti molto. Tu scrivimi sempre e di tutto ciò che ti interessa nella scuola. Io penso che la storia ti piace, come piaceva a me quando avevo la tua età, perché riguarda gli uomini viventi e tutto ciò che riguarda gli uomini, quanti più uomini è possibile, tutti gli uomini del mondo in quanto si uniscono tra loro in società e lavorano e lottano e migliorano sé stessi non può non piacerti più di ogni altra cosa. Ma è così?. Ti abbraccio».
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