Corpo di donna

Ho ascoltato una donna attribuire al proprio corpo una memoria, altra e altrove allocata rispetto a quella cerebrale di cui tutti più o meno siamo a conoscenza, come se qualche sorta di neurone si sia sparpagliato, intrufolandosi fra fibre d’altra natura e mescolandosi a loro, confondendo funzioni fisiologiche di cui evidentemente siamo ignari.

Un’altra parlar di esso, il proprio corpo, come del luogo dove si consuma l’amore. Strano verbo che chiama alla mente la consunzione. Topos, spero, e non sostituto d’una stanza, d’un letto, d’un bosco, peggio mi sento, di un indirizzo.

Ho conosciuto corpi femminili distanti e reclusi, negati e doloranti. Corpi seducenti e seduttivi. Corpi martoriati e offesi. Venerati e abbandonati. Recalcitranti e concessi, spasimanti e assenti.

È argomento scabroso il presente, soprattutto se trattato da un maschio. Quella consapevolezza di sé, dalla quale il mio genere s’è ritratto quanto più ha potuto, accontentandosi di quanto appare all’occhio e dell’emozione che ciò porta in un anfratto del cervello e di lì giù fin sotto il ventre, talvolta veritiera e talaltra mistificata o almeno confusa o solo incapace di dispiegarsi pienamente e sia chiaro non v’è alcuna colpa, non è facile da comprendere e impegnerà ancora molte generazioni, se mai ne avranno voglia.

Con le cognizioni di cui dispongo son propenso a credere che se davvero il corpo femminile possiede una memoria di cui quello maschile è ignaro, anche il primo possa esser soggetto al tranello dell’oblio, allo smacco del tempo, alle insidie della rimozione. Il che può essere una formidabile ricchezza e una risorsa irrinunciabile, che non smentisce di per sé la supposizione iniziale, quella appunto che il corpo disponga di un suo backup. Ma la rende senz’altro più relativa.

Tags: , ,

Leave a Reply