Il trust degli onesti

Alpinista in cordata

Il bisogno fa trottar la vecchia. Oppure: la necessità aguzza l’ingegno. O ancora: far di necessità virtù. Fatto sta che ho avuto un colpo di genio per trovar una soluzione al drammatico problema messo in luce in Loculi. Mi vedo penzoloni su quelle guglie, abbarbicato alla parete, trattenuto da un moschettone saldamente legato all’imbragatura e… facciamo una cordata. Sì, mettiamoci in fila, insieme, associamoci, tassiamoci, esperiamo tutto quello che da alcuni anni a questa parte tentano di farci dimenticare dei minimalia di uno Stato, quel misto di diritti e doveri su cui si fonda la convivenza e… compriamoci le Dolomiti.

Una società per azioni, una coop, quel che vi pare, mi va bene anche il salvadanaio. Preserviamo in nome e per conto dell’umanità il bene pubblico e comune e se i miei scenari dovessero risultar limitati e di parte e si volesse aggiunger ai patrimoni da salvare altri luoghi che mi sfuggono o non sono nelle mie preferenze, mi piego e partecipo con il medesimo entusiasmo che mi aspetto per le mie vette preferite. A ciascuno il suo pezzetto, ettaro, metro quadro o centimetro che sia in virtù delle quote e della riuscita della protesta, perché di questo dovrebbe trattarsi, di una rivoluzione, capitale contro capitale, denaro contro denaro.

Questo sì sarebbe un partito, capace di sostituirsi allo Stato laddove questo latita e lascia latitare i latitanti. Un partito di gente pronta a prender la scopa in mano per ripulire il marciapiedi sotto casa quando gli spazzini non vengono pagati per i tagli della finanziaria. Un partito di barbieri pronti a tagliar i capelli al chirurgo in cambio di una colecistectomia, facciamo a capirci.

No, non credo alle ronde, ma al senso civico, alla voglia di viver più sereni e di sentirsi a casa propria, dalle Alpi a Favignana. E non dico una casa inospitale e chiusa e indisposta a lasciarsi visitare o a star dentro consessi più vasti. Dico un paese normale, una comunità.

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