Il problema Napoleone
Napoleone è un problema. Magari non ce ne avveniamo, ma lo è. Senz’altro non il primo di quelli con cui doversi cimentare, eppure un problema. Malgrado sia morto da 189 anni. Nella fattispecie Napoleone è un problema di natura epistemologica.
Con abbastanza certezza si può affermare che la popolazione mondiale si divide in due categorie: coloro che hanno Napoleone nella loro mente e coloro che non ce l’hanno. Per quanto, infatti, sia uno dei personaggi più importanti e famosi della storia, il cui operato ha contribuito in maniera determinante a far prendere agli eventi una piega dalla quale poi ne sono discesi molti altri eventi non attribuibili al condottiero corso, ma condizionati da essi, si può ragionevolmente credere che non tutti lo abbiano nella propria mente.
Cosa vuol dire avere qualcosa nella propria mente? Be’, conoscerne l’esistenza, Sapere almeno il suo nome. Essere in grado, ascoltando una conversazione nella quale si sente pronunciare appunto il suo nome, di mettere a fuoco che si sta parlando del principale protagonista della Rivoluzione francese e di un generale che seppe conquistare buona parte dell’Europa.
Fra coloro che hanno Napoleone nella propria mente ci sono naturalmente quelli che si fermano a quanto si è appena detto e quelli che, invece, sanno dire che nacque ad Ajaccio in Corsica il 15 agosto 1769 e morì all’Isola di Sant’Elena, il 5 maggio 1821, che governò la Francia a partire dal 1799. Appartengono a questo gruppo anche coloro che sanno anche che la fine del suo dominio sull’Europa ebbe inizio con la disastrosa Campagna di Russia (1812), che abdicò nel 1814 e fu esiliato all’Isola d’Elba. Poi c’è, sempre all’interno di questa categoria, chi possiede anche la conoscenza del fatto che fu Primo Console dal novembre 1799 al maggio 1804 e Imperatore dei francesi, con il nome di Napoleone I (Napoléon Ier), dal dicembre 1804 al 14 aprile 1814 e nuovamente dal 20 marzo al 22 giugno 1815. Fu anche presidente della Repubblica Italiana dal 1802 al 1805 e re d’Italia dal 1805 al 1814, «mediatore» della Repubblica Elvetica dal 1803 al 1813 e «protettore» della Confederazione del Reno dal 1806 al 1813.
Esistono poi persone che, sempre appartenenti alla parte di mondo edotta sull’esistenza di Napoleone, sanno un’infinità di altre cose su di lui.
A differenza di quelli che lo ignorano totalmente, presi magari come sono a procurarsi una ciotola di riso o a trasportare balle di fieno sulle proprie spalle, tutti costoro, hanno Napoleone nella loro mente.
Nella sua mente Napoleone ce l’ha anche quell’individuo che, edotto di tante o poche cose sulla figura dell’imperatore francese, si aggira per la città tenenedo, come faceva il condottiero, una mano infilata fra i bottoni della giacca e, magari, indossa un cappello dalla foggia oggi un po’ strana con su impressa una N.
Ho descritto un simile personaggio nel racconto Amore in buca e sfido chi ha avuto la pazienza di leggerlo a sostenere che sia più pazzo quell’uomo del protagonista o del narratore del racconto.
Tuttavia è proprio la figura di un uomo che ha nella propria mente Napoleone al punto tale da ritenersi egli stesso l’Imperatore quella di cui ci si avvale per tratteggiare in maniera un po’ caricaturale la figura del matto.
È evidente che se si andasse a cercare in quella parte di mondo che non ha Napoleone nella propria mente non ci si imbatterebbe nel matto ed è altrettanto evidente che per essere matti bisogna almeno avere in mente Napoleone.
È insomma indispensabile una conoscenza e una qualche forma di intelligenza per potersi fregiare dei titoli di ignorante e di stupido o folle.
In questo consiste il “problema Napoleone”, che, come ho affermato precedentemente, può anche essere l’ultimo dei problemi, ma non di meno lo è. Un problema che non necessariamente ha bisogno, come la maggior parte di essi, di una soluzione e che tuttavia dovrebbe indurre la riflessione meno stupida di quel che può apparire che una riduzione delle conoscenze o, quanto meno, la percezione della limitatezza delle proprie conoscenze, può, se non altro da un punto di vista salutare, costituire un notevole vantaggio. Non tutta l’idiozia, insomma, vien per nuocere.
Tags: follia, Napoleone Bonaparte
bleh!
Detto dalla figlia di Clinton…