I figli di Hatù

Sul Corriere della Sera di oggi, Giovanni Sartori, con quella sua tradizionale tagliente penna che hanno le «persone pensanti – coloro che vedono al di là del proprio naso e riflettono sui malanni del pianeta Terra–», sfata le dicerie di un bancario devoto promosso economista nel nome della fede o delle prebende, secondo il quale più figli si fanno e meglio vanno i nostri portafogli. La banalizzo un po’ lasciando al professore la più garbata e pertinente obiezione al ragionamento. Del resto ha più titoli di me per farlo.

Non sviluppo il suo ragionamento lasciandolo alla lettura dell’articolo che oltre che intelligente è piacevole da leggersi. Postillo solo una cosa, un po’ assurda ma non così peregrina. Perché anziché gli assegni familiari alle famiglie prolifere non si dà un premio agli astinenti, agli impotenti, ai profilattico-dipendenti? Se c’è un nesso tra crescita economica e decrescita demografica, perché non riconoscere il debito che la collettività ha nei confronti di chi non comporta spese per le puerpere, le ostetriche, i pediatri, le baby sitter, gli asili, le elementari, le medie, le superiori, gli psicologi infantili, i giudici dei minori, palestre, piscine, scuole di danza, giardini pubblici, patatine e kinder bueno?

Se mi sentono in Vaticano, sono morto.

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