Personaggi miseri

È una povera umanità quella che Silvia Avallone, finalista allo Strega con il romanzo Acciaio ambientato a Piombino e pubblicato da Rizzoli, ha narrato tre giorni fa sulle pagine dell’inserto domenicale del Sole 24 Ore. Un professore universitario fiorentino fra poco sessantenne che sceglie una pensioncina di Viareggio – Viareggio, non Capalbio o Cetona – per terminare il suo saggio e staccarsi dalle flaccidità della moglie e due sbarbine ridanciane che seducono l’uomo per farsi una doccia. Con lui che dinanzi a quelle tettine appena protette da un piccolo strato e a quelle gocciole sul corpo, si fa chissà quale film in un rinnovato vigore. E dov’è finito il buon vecchio von Aschenbach che se io lo chiamo in causa subito qualcuno mi accusa se non di pedofilia, di apologia di reato? Quella sua sospensione a mezz’aria, quel suo pudore palpitante, quei suoi brividi davvero struggenti? È la descrizione che è misera o è la miseria che va descritta? Le due cose sembrano andar di pari passo e al vuoto degli orizzonti sembra far da pendant un alleggerimento delle parole, fino alla loro vacuità. Cane non morde cane e non voglio parlar male di un’autrice che non conosco, leggendo della quale, invece, apprezzo le trasmigrazioni liberatorie fra il mio Piemonte, la terra patria e l’università forse più viva d’Italia nella grassa e dotta città, a caccia anche di un’adolescenziale eccitazione maschile dinanzi a un palo intorno al quale si avviluppa un corpo di donna nello squallore generale del luogo ospitante. Io piccolo Pigmalione ho adescato una giovinetta appena universitaria e non c’è balenato alla mente di sedurci a vicenda, né a lei di scroccarmi un bidet o un pediluvio, ma s’è ragionato di libri, scritti o da scrivere, di esami da superare, di famiglie ostili, di come rimboccarsi le maniche. Ma forse non tutta è una povera umanità.

Tags: , ,

Leave a Reply