Di luce riflessa

Anton Diabelli

Chiunque, al quale sia capitato di essere noto, o anche solo riconosciuto, non per il proprio nome o in quanto se stesso, ma per il fatto di essere “il figlio di”, “il fratello di” o “la moglie di”, sa quanto dolorosa e umiliante sia questa condizione. Il fastidio che si prova è bruciante.

Immagino perciò quanto debba aver sofferto quel povero Anton Diabelli, compositore ed editore musicale austriaco, nato nel 1781 a Mattsee nei pressi di Salisburgo, dove il padre era musicista e sagrestano, e morto a Vienna l’ 8 aprile 1858. Haydn, da cui apprese le tecniche di composizione, ebbe nei suoi confronti una paterna attenzione. Trasferitosi a Vienna, divenne professore di musica, e nel 1818 si mise in società con l’editore Cappi rilevandone sei anni dopo l’attività.

Scrisse, si legge su Wikipedia, «raccolte di danze e valzer per l’orchestra, quartetti, trii, duetti per violino e flauto, musica per chitarra sola e in varie combinazioni cameristiche, sonate per piano con e senza accompagnamento, rondeau, minuetti, valzer, cadenze, studi, pot-pourri, ecc. sempre per gli stessi strumenti. Dieci messe, dodici graduali, dodici offertori, sette Tantum Ergo per più voci, orchestra ed organo, cantate, duetti, canzoni tedesche e romanze con accompagnamento di piano, operette o vaudeville, ecc. Il numero totale delle sue composizioni con numero d’opera supera il centinaio, più almeno altrettante composizioni prive di numero d’opera. Fu autore anche di messe brevi (con organo o orchestra), messe solenni, graduali, offertori e altri brani di musica religiosa».

Caricatura di Ludwig van Beethoven

Ma, dice ancora l’enciclopedia on line, «Come compositore di musica, Diabelli si è fatto notare, se non per il merito delle sue opere, quantomeno per la sua fecondità. Ha scritto per quasi tutti i generi e pressoché ogni strumento esistente, per il teatro, per la chiesa, musica da camera e da concerto».

Tanto, ma non di gran spessore, tant’è che il suo nome, come “il figlio di”, “il fratello di” o “la moglie di”, è noto per le 33 variazioni che Ludwig van Beethoven, negli ultimi anni di vita, compose su un suo valzer: le 33 Variazioni Diabelli

Che l’uomo non fosse di grande spessore si evincerebbe anche dal fatto che come editore, attività nella quale fu molto attivo, fu «avaro e duro verso i giovani artisti di cui pubblicava le opere e che contribuivano alla sua fortuna. Fu così che acquistò a vil prezzo la maggior parte delle composizioni di Franz Schubert di cui fu il primo editore, rimproverandogli persino di comporre troppo e di portargli troppo spesso manoscritti, utilizzandole come scuse per diminuirgli l’importo dovutogli per ogni opera».

Quel valzer fu invitato da Diabelli nel 1822 a tutti i compositori del suo tempo con una lettera che li invitava a scrivere una variazione molto semplice nella struttuta musicale. Si narra che furono in molti a soddisfarlo e che solo Beethoven, preso dai suoi drammi personali e da alcune delle più grandiose composizioni messe a punto negli ultimi anni della sua vita, trascinò a lungo la risposta alla richiesta di Diabelli, il quale si fece sempre più pressante e insistente, lamentando la maleducazione del Maestro nel non prendere in considerazione il suo intento, con il vecchio Beethoven che sempre più infastidito riceveva queste lettere di sollecito e di rampogna, e mentre era intento a terminare quel capolavoro che è la Nona sinfonia, si cimentò con quella bagatella, variandola non una ma ben 33 volte, senza le quali oggi Diabelli sarebbe un illustre sconosciuto.

Uri Caine, il mio musicista preferito, ha variato mirabilmente quelle variazioni. Ho avuto la fortuna di sentirlo al Teatro Verdi e ripropongo un brano tratto da Yutube:

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