Lumpensprache
Nei giorni scorsi, pur difendendo il Presidente della Repubblica dagli attacchi che gli vengono sferrati (vedi Grazie presidente), avevo “sminuito” il linguaggio sanguigno di un toscano della politica, l’onorevole Bianconi da Arezzo, che avevo trovato inqualificabile sul piano istituzionale, ma non scurrile. Oggi ho plaudito a un gesto che non si dovrebbe fare quando si è in onda(vedi Un eroe piccolo piccolo).
Poi ho letto l’editoriale di Claudio Magris sul Corriere della Sera, intitolato La politica dell’insulto e non posso fare a meno di dargli ragione.
Vivo in Toscana da 49 anni, fatta salva una non breve parentesi trascorsa a Bologna. Qui, fin da piccolo, sono stato svezzato a una scilinguagnola assai colorita che Benigni ha reso mirabilmente in Berlinguer ti voglio bene, quando il Monna gli dice che gli è morta la mamma e lui cammina tutto solo su uno stradello di campagna bestemmiando come un turco che invece sono abbastanza religiosi e famosi altrimenti per fumare tanto. Di parolacce, moccoli e allocuzioni ne ho sentite un’infinità e pur non essendo un maleducato – così mi dicono – infarcisco abbastanza il mio parlare di questo dizionario che portò i volontari della Misericordia a mettersi un cappuccio nero in testa per sostentar gli appestati come espiazione del loto torpiloquio e dell’irriverenza verso il Signore e la sua presunta mamma.
Non cambierei una virgola di quello che Magris ha scritto, ma credo che il santuario o la bettola facciano una certa differenza e che appunto, come lui stesso scrive, a me sono soprattutto il disprezzo, la mancanza di rispetto, le maschere stravolte con cui certe parole ormai vengono espresse che le rendono un Lumpensprache, un parlar da pezzenti.
François Villon, direi, ci ha insegnato come servirci del motteggio, e perciò anche quando non farlo. Mi è capitato di mandare a quel paese qualcuno a cui invece avrei dovuto dare del Lei: mi son prontamente scusato, anche se il mio suggerimento era ben più che un prezioso consiglio, benché espresso non nel migliore dei modi.
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