Alberto Asor Rosa

I vicini e lontani di Chiti

29 agosto 2016

Vannino Chiti

Ho tenuto sul comodino a lungo, per troppo tempo mi viene da dire, tra i non pochi libri che, per piacere o monito interiore, mi riprometto di leggere, Vicini e lontani (Donzelli, pp. 188, € 19), l’ultima fatica di Vannino Chiti, (www.vanninochiti.com), senatore della Repubblica italiana, a cui mi lega un antico rapporto fatto di “stima” e “affetto”, come lui stesso ha avuto occasione di dire nel corso della presentazione del mio Sempre più verso Occidente in una bella libreria di Pistoia, lo Spazio di via dell’Ospizio.

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Capolavori montabili

16 settembre 2015

Linkiesta.it è un giornale digitale che – si legge nella presentazione del sito – «intende dare spazio nella produzione editoriale ad una nuova generazione di commentatori, provenienti dalle associazioni, dall’università, dalla scuola e dalle professioni, che oggi, purtroppo, non hanno spazio sulla stampa tradizionale».

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Un indice di sinistra

15 settembre 2013

Sono stato invitato, in seguito alle mie considerazioni sull’ateismo del 22 luglio scorso, a riproporre e avviare un confronto sui temi che Repubblica ha raccolto in una serie di interviste accorpate sotto la parola chiave “Dì qualcosa di sinistra”, avviate da un articolo di Michele Serra del 16 luglio scorso. Mi ero ripromesso di rifletterci sopra ed eventualmente intervenire in questo blog sull’argomento, e così ho raccolto ad uno ad uno gli interventi pubblicati.

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La politica ritrovata. XX. Tracce di rivelazione

6 dicembre 2010

XX. Tracce di rivelazione

Friedrich Nietzsche

Abbiamo fatto cenno alle riflessioni di Asor Rosa sull’Apocalissi e il destino dell’Occidente dopo la guerra del Golfo. Ci sono in quel libro argomentazioni che possono essere preziose per chi voglia tentare di dar vita a un nuovo paradigma della politica.

Già nell’introduzione ci mette dinanzi al rischio che corriamo di restare attoniti, paralizzati, inoperativi. Scrive:

Io non dico: non è più possibile operare. Io dico: non è più possibile operare, se alcune condizioni preliminari e profonde, anche pre-politiche, non sono ripensate e ricostruite[1].

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La politica ritrovata. XIX. Una proposta politica

5 dicembre 2010

Alberto Asor Rosa

XIX. Una proposta politica

Fin dalle prime righe di questo testo si è voluto evidenziare alcuni aspetti critici nei confronti del libro di Revelli, pur condividendo in pieno il fatto che sia stato scritto, le motivazioni di fondo che hanno indotto a scriverlo, gli obiettivi per cui evidentemente è stato scritto, ed anche la forza delle argomentazioni e dei materiali a cui si è attinto per scriverlo.

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Apocalissi endogena

16 novembre 2010

[...] siamo entrati in quella fase della storia dell’uomo, in cui tutto è possibile, anche l’Apocalissi. Un’Apocalissi endogena, se non esogena, un’Apocalissi che vien da dentro e s’allarga verso il fuori, a cerchi concentrici sempre più larghi, invece di essere il frutto di un immane potere esterno: con effetti, però, non dissimili.

Alberto Asor Rosa

L’acronimo Tvb

25 giugno 2010

Alberto Asor Rosa

Ho letto da qualche parte meritate critiche al dilagare dell’uso dell’acronimo Tvb, diffusa contrazione dell’espressione “Ti voglio bene” assai in voga non solo fra gli adolescenti, ma anche in un pubblico ormai passatello e sorprendentemente peterpanoso. Critiche associate, anche qui meritatamente, a quelle a un sentimentalismo facile e superficiale, di maniera, affettato e coattivo.

Ho imparato la storia della letteratura italiana – ai tempi del liceo – leggendo molti libri, quanti più potevo, ma in particolare m’ero formato alla scuola di Alberto Asor Rosa che scardinava un po’ il taglio delle opere più tradizionali, senza concedere troppo ad altri esperimenti che facevano grandi calderoni troppo sociologici e giovanilistici per l’epoca. E da quelle pagine ho tratto tutte le mie diffidenze non solo verso il romanticismo, la sdolcinatura, il violino zigano, finanche l’opera lirica – poi fortunatamente riscoperta grazie a Elena Gianini Belotti – ed altre forme di esasperato sentimentalismo. In particolare sotto accusa c’era il Cuore di Edmondo de Amicis, ma temo che per quella strada ho messo un po’ nell’angolo o ho percepito male a cosa serve la valvola che pompa sangue.

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Vedi alla voce politica

20 marzo 2010

Nicolò Machiavelli

Sono in pochi a saperlo. Ho scritto un libro che si intitola La politica ritrovata. L’ho scritto fra il dicembre e il marzo del 2004, quando qualche brivido correva nelle vene di mia moglie e di me. Bandiere arcobaleno, lutti, angeli custodi, un po’ di jazz. Il sottotitolo del libro dice: «Proposte per evitare la sconfitta totale a partire da un libro di Marco Revelli».

Nella prefazione scrivevo: «Per quanto mi riguarda, la politica l’avevo smarrita con il crollo del muro di Berlino. Meglio, con il Pci che, dopo quell’evento, decide di cambiare nome. Più esattamente: con le aspre polemiche e le lacerazioni che hanno seguito quel battesimo ripetuto. E neanche questo è esattamente vero. Sia il prima che il dopo sono diversi. Disorientamento anche prima, convinzioni e convivenze anche dopo. Ma in quel frangente ho preso posizione. Sul “balconcino congressuale”, rubrica dedicata da Cuore, settimanale satirico de l’Unità, a entusiasti, esclusi, reclusi, schivi, smarriti, ho scritto il 5 febbraio 1990: “È mai possibile che ci si scaldi tanto per fare quello che da molti anni avremmo voluto ma non avevamo mai avuto il coraggio di fare? Il comunismo è una condizione dell’anima. Il resto ha un altro nome”. Da allora mi sono chiuso in un mutismo che neanche l’etichetta addosso di giornalista del quotidiano fondato da Antonio Gramsci ha potuto scalfire. Da quel silenzio sono uscito da non molto, ma è solo leggendo il libro di Marco Revelli che ho sentito di dover dire, di nuovo, la mia. La propongo a chi ne fosse interessato». (continua…)