Cesare Luporini

Il severo sorriso di Elvira

23 agosto 2016

Elvira Pajetta

La data sull’agenda del computer non riesco a trovarla. Digito nell’apposita casella contrassegnata dalla lente di ingrandimento una delle parole che potrebbero servirmi ad individuarla ed il programma si chiude “inaspettatamente”, mentre si apre una finestrella che te lo dice – come se non lo vedessi da solo – e la scritta spiega su cosa “fare clic” per scegliere fra le tre opzioni possibili. Ma non è il numero di un giorno e di un mese a fare la differenza, perché è di quel che è successo quel giorno, non di quando, che ho desiderio di scrivere.

Ricordo invece esattamente il luogo, perché ci ho a lungo vissuto in gioventù e lì risiede ancora mia madre: Scandicci. Che da quando ci vivevo io è cambiata da far paura, ed in meglio.

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L’ultimo maître à penser

23 febbraio 2014

Norberto Bobbio

Ho letto, su suggerimento di un’ex collega, un interessante articolo in un blog che si chiama “Scalinata di Odessa” e di cui non è chiaro chi sia l’autore/proprietario.

Articolo intitolato Del perché Luciana Littizzetto è più dannosa di Emilio Fede per la crescita culturale, politica e spirituale degli italiani.

Luciana Littizzetto

Condivido solo in parte i non fragili ragionamenti che il blogger (si dice così uno che tiene un blog) conduce e cerco di soffermarmi solo sulle divergenze non per sottolineare appunto una critica all’autore, ma per andare oltre le sue considerazioni.

Partirei cioè da un altro punto: la crescita culturale, politica e spirituale degli italiani è talmente bassa che inevitabilmente abbiamo avuto Emilio Fede ed ora, al massimo, Luciana Littizzetto.

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Una “Mattina”, appena alzato

12 maggio 2010

Alla redazione di via Barberia

Pietro Spataro, a cui Concita De Gregorio ha affidato il coordinamento delle iniziative speciali de l’Unità – in genere un ruolo per togliersi di torno qualcuno, ci son passato anch’io e conosco qualche altro collega in analoga posizione –, dovrebbe essere stato l’ideatore dei nuovi dorsi regionali del giornale fondato da Gramsci nel 1924, un tempo organo del Partito comunista italiano fin che questi non defunse. Sono dei tuorli che stanno nell’albume del giornale nazionale a cui fa da guscio la prima pagina, con gli strilli, i richiami e l’apertura, quasi sempre un’immagine e un titolo più che un testo – ah immagine, immagine!

Pietro Spataro è anche il nocciolo di un frutto che dentro quel giornale sta cercando, mi sa un po’ a fatica, di dar un po’ di spazio alla memoria, al ricordo, alla riconoscenza, alle cose come stanno non sempre e solo come uno vorrebbe che stessero o siano state. Intendo dire che Pietro è quello che dentro al giornale – non fuori come noi –, presumo per un debito di riconoscenza e senso di restituzione, sta cercando di dar fiato a una testimonianza dinanzi a un uomo che ci ha insegnato molto, che lo si abbia conosciuto personalmente o solo letto come me: Bruno Schacherl.

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Cesare Luporini il marxista che sdoganò il “privato”

22 febbraio 2010

La copertina del numero del Ponte su Luporini

Cesare Luporini il marxista che sdoganò il “privato”

la Repubblica, edizione di Firenze

13 ottobre 2009

Il 20 agosto scorso ricorreva il centenario della nascita di Cesare Luporini, grande filosofo, critico letterario che ha fatto discutere, “pesante”, cioè grave, intellettuale del Pci. Nato a Ferrara, è stato un patrimonio di questa città, e un ottimo professore universitario, così almeno lo ricordo, avendo avuto la fortuna di frequentare nel 1979 l’ultimo seminario prima di andare in pensione, su “Persona e personalità: critica della morale e della psicologia”.

Il seminario affrontava questioni che in quegli anni di terrorismo, mutazioni genetiche della politica, ripensamenti e contorcimenti ideali, assalivano molti e costituivano argomento di pensieri e discussioni pubbliche e private. All’epoca scrivevo i miei primi articoli su l’Unità e dirigevo il periodico dei giovani comunisti universitari: Concentramentorenove, sul quale pubblicai un articolo che tentava di tracciare i contorni di quelle lezioni. Lo firmammo senza cognomi Francesco Cataluccio – oggi figura di spicco dell’editoria italiana – ed io.

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