Concentramentorenove

Con lo spirito di allora

11 novembre 2016

Il libro che parla di quella particolarissima esperienza che ho vissuto in gioventù è stato presentato ieri in una sala sontuosa dove per lungo tempo ho lavorato incontrando anche personalità di grande spessore, come per esempio il premier cinese Wen Jao Bao e quello israeliano Simon Perez. Denominatore comune la politica, non più praticata se non pensando, scrivendo, cercando di capire, conversando con chi capita di incontrare.

Il libro è infatti una prima ricostruzione storica del Movimento studentesco fiorentino nel quale ho militato fra il 1973 e il 1978. Si intitola Concentramento ore 9 – come la dicitura che compariva in calce ai volantini che convocavano una manifestazione dando appuntamento agli studenti delle scuole medie a quell’ora quasi sempre in piazza San Marco, divenuta, ma scritta per esteso tutta in lettera e tutta attaccata, anche il nome del primo giornale che ho diretto – e raccoglie il corposo contributo di Matteo Mazzoni e quelli di Dario Ragazzini e Sylvia Casagli.

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Il libro sul Movimento studentesco fiorentino

25 agosto 2016

La copertina di "Concentramento ore 9"

Paolo Maggi, ex segretario di redazione de l’Unità a Firenze e attuale presidente dell’associazione “Ciclostilato in proprio”, che riunisce i miei più o meno coetanei militanti o anche solo aderenti al Movimento studentesco fiorentino negli anni Settanta, nella puntuale e affettuosa newsletter al suo indisciplinato gregge informa che è finalmente pronto il libro contenente le ricerche fatte su di noi, sui documenti che possedevamo, in buona sostanza su chi fossimo e cosa volessimo.

Il libro si intitola Concentramento ore 9, scritto con gli spazi com’era uso fare alla fine dei volantini per dare appuntamento agli studenti delle scuole medie superiori fiorentine generalmente in piazza San Marco o in altri luoghi nevralgici della città, dai quali sarebbe partito, all’incirca a quell’ora, un corteo che avrebbe sfilato per le vie a manifestare la protesta per un delitto delle Brigate rosse; per la strage fatta da un terrorista nero; per solidarizzare con chi in altri paesi era oppresso, privato delle libertà, sotto invasione straniera; per introdurre nei codici norme più sensibili ai diritti civili ed in particolare ai bisogni delle donne; perché il ministro della pubblica istruzione, o in sua vece il Parlamento, introducessero significative correzioni all’impianto con cui era organizzata la scuola italiana e cioè la rendessero capace di accogliere davvero tutti i ragazzi, discriminandoli meno al loro interno per l’appartenenza a un censo anziché a un altro – a una classe anziché a un’altra avremmo detto all’epoca rifacendoci a Marx –, preparandoli davvero a un mestiere che consentisse di aver di che vivere e la dignità della professione intrapresa così come del dovuto per il fatto di esercitarla, ma più che altro a pensare con il proprio cervello avendo in mano gli strumenti della conoscenza indispensabili a farlo.

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La parola “unità”

23 settembre 2013

Sullo sfondo dei ragionamenti fatti – in maniera quasi scherzosa e sul filo dell’irriverenza nei confronti di un’amica con cui ho effettivamente condiviso riflessioni relative all’uso delle parole io, tu, noi e l’altro – riguardo l’individualità, l’appartenenza e la comunità, pubblicati nel post Quel pronome pleonastico, c’è un’altra questione ed anch’essa mi ha indotto a soffermarmi sull’argomento e proporlo al lettore, seppur, come ho scritto, in una chiave quasi ironica e sbarazzina. L’altra questione è quella dell’unire e del dividere, cioè del cooperare e del combattersi, della pace e del conflitto, delle alleanze e delle contrapposizioni, del rendersi responsabili e del sottrarsi alle scelte.

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Interviste impossibili

29 maggio 2010

Edoardo Sanguineti

Avevo promesso di scrivere qualcosa di più su quel che mi legava a Edoardo Sanguineti che maledettamente ci ha lasciati. Avevo 20 anni, forse 21. Dirigevo già un giornale. Si chiamava Concentramentorenove, allusione alla scritta che concludeva i volantini con cui si chiamavano gli studenti medi e universitari a partecipare a un corteo, dandosi appuntamento, appunto alle 9, in piazza San Marco a Firenze. Era il periodico dei circoli universitari comunisti – distinzione netta dalla sezione universitaria del Pci – ed usciva come poteva e quando poteva. Ne uscirono 5 numeri e non farebbe male un giovane studente che volesse laurearsi in storia del giornalismo o in teoria e tecnica delle comunicazioni di massa a farci su una tesi, cosa che ho proposto al professor Carlo Sorrentino.

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Parole così attuali

2 aprile 2010
Alla manifestazione per l'omicidio Occorsio

Alla manifestazione per l'omicidio Occorsio

Ora m’accorgo d’amarti
Italia, di salutarti
necessaria prigione.
non per le vie dolenti, per le città
rigate come visi umani
non per la cenere di passione
delle chiese, non per la voce
dei tuoi libri lontani
ma per queste parole
tessute di plebi, che battono
a martello nella mente,
per questa pena presente
che in te m’avvolge straniero.
Per questa mia lingua che dico
a gravi uomini ardenti avvenire
liberi in fermo dolore compagni.
Ora non basta nemmeno morire
per quel tuo vano nome antico.

Franco Fortini, Foglio di via, Italia 1942, 1946

Questa poesia l’abbiamo pubblicata sulla prima pagina del primo numero di Concentramentorenove, periodico dei circoli universitari del FGCI. Era il 1978.

Cesare Luporini il marxista che sdoganò il “privato”

22 febbraio 2010

La copertina del numero del Ponte su Luporini

Cesare Luporini il marxista che sdoganò il “privato”

la Repubblica, edizione di Firenze

13 ottobre 2009

Il 20 agosto scorso ricorreva il centenario della nascita di Cesare Luporini, grande filosofo, critico letterario che ha fatto discutere, “pesante”, cioè grave, intellettuale del Pci. Nato a Ferrara, è stato un patrimonio di questa città, e un ottimo professore universitario, così almeno lo ricordo, avendo avuto la fortuna di frequentare nel 1979 l’ultimo seminario prima di andare in pensione, su “Persona e personalità: critica della morale e della psicologia”.

Il seminario affrontava questioni che in quegli anni di terrorismo, mutazioni genetiche della politica, ripensamenti e contorcimenti ideali, assalivano molti e costituivano argomento di pensieri e discussioni pubbliche e private. All’epoca scrivevo i miei primi articoli su l’Unità e dirigevo il periodico dei giovani comunisti universitari: Concentramentorenove, sul quale pubblicai un articolo che tentava di tracciare i contorni di quelle lezioni. Lo firmammo senza cognomi Francesco Cataluccio – oggi figura di spicco dell’editoria italiana – ed io.

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