Dediche
10 aprile 2010In molti, l’altro giorno alla presentazione del libro, mi hanno chiesto di fare loro una dedica. L’ho fatto volentieri e cercando in ogni caso di scrivere qualcosa pertinente alla persona a cui stavo dedicando il libro. A qualcuno ho dovuto dire “poi” per non scrivere la prima banalità che mi veniva in mente o una frase fatta. Ho preso tempo. Ho sentito qualcuno dirmi di non abbondare con questa concessione: sarebbe una diminutio. Non mi sento così prezioso e trovo che il lettore vada accolto. Penso che una dedica sia diversa da un autografo. C’è il grande cantante, il grande sportivo, finanche il grande politico a cui la gente vuol strappare una firma, una personalizzazione, un pezzo di notorietà, ritagliandosi magari un istante nell’empireo o regalandosi un innocuo orgasmo di piacere. La dedica, invece, è un dialogo, l’avvio o la ripresa di un dialogo, il tassello di un puzzle, una mossa sulla scacchiera. Se impreziosisce la copia meglio.
Qualche settimana fa mia madre si è fratturata il bacino e mio padre, da cui è separata da almeno quarant’anni, così, per darle un segno di solidarietà e perché potesse ingombrare il tempo di costrizione a letto, le ha regalato un paio di libri che lui aveva trattenuto per sé per un’intera vita (continua…)