Ernesto Che Guevara

L’utopia in mano a un giovane

26 novembre 2016

Fidel Castro con Ernesto Che Guevara

Hasta la victoria, siempre, comandante Fidel. Merita un saluto commosso il líder máximo che, insieme a Ernesto Che Guevara – di cui l’anno prossimo ricorre il cinquantenario della morte – ha fatto sperare, forse illudere più di una generazione, certamente la mia.

Liberi dall’America e dal suo consumismo, da Battista, dai suoi bordelli e dai suoi casinò, ma anche dal regime sovietico e – dicono tutti quelli che sono stati a visitare Cuba – liberi di sorridere, di sapersi divertire, di cogliere l’attimo, malgrado la povertà e le maglie dello Stato.

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La parola “unità”

23 settembre 2013

Sullo sfondo dei ragionamenti fatti – in maniera quasi scherzosa e sul filo dell’irriverenza nei confronti di un’amica con cui ho effettivamente condiviso riflessioni relative all’uso delle parole io, tu, noi e l’altro – riguardo l’individualità, l’appartenenza e la comunità, pubblicati nel post Quel pronome pleonastico, c’è un’altra questione ed anch’essa mi ha indotto a soffermarmi sull’argomento e proporlo al lettore, seppur, come ho scritto, in una chiave quasi ironica e sbarazzina. L’altra questione è quella dell’unire e del dividere, cioè del cooperare e del combattersi, della pace e del conflitto, delle alleanze e delle contrapposizioni, del rendersi responsabili e del sottrarsi alle scelte.

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La parola unità

7 marzo 2012

«Bisogna battersi risolutamente ogni volta che si parla contro l’unità». Quando ancora giovane ho cominciato ad interessarmi di politica, questa frase che sembra pronunciata da un pacato e riflessivo Enrico Berlinguer e invece è stata detta da un agitato e rivoluzionario Ernesto Che Guevara, mi guidava come un monito al quale non potersi sottrarre a costo di ogni patimento. Perciò aderii a quel movimento degli studenti medi che martellava quasi ossessivamente di voler essere unitario e di massa, oltre che organizzato e non spontaneista.

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Stare insieme, federarsi

26 giugno 2010

Thomas Hobbes

Ho seguito il convegno su “partito e federalismo” organizzato questa mattina a Livorno dall’associazione Politica e società, messa in piedi da Vannino Chiti e altri sinceri appassionati delle sorti di questo paese e della forza politica che potrebbe tentar di dargli una chance, ammesso che non sia troppo tardi. Il vicepresidente del Senato e gli altri promotori dell’associazione mi hanno affidato l’incarico di mettere in piedi il sito www.politicaesocieta.it che tenterà di essere uno spazio di riflessione dove raccogliere le idee “per la” e “della” sinistra.

Ho ascoltato alcuni degli interventi e vorrei dire qualcosa di mio sul tema. Se scelgo di farlo nel mio blog e non nel sito dell’associazione è perché, essendo da molti anni fuori dalla politica e non volendovi rientrare proprio ora se non con un contributo professionale a una causa che mi par meriti d’essere sostenuta, non so dove finiscano le mie opinioni personali e dove esse possano cominciare a diventare, una volta pubblicate su un sito riferibile a un’associazione dal direttore responsabile, una linea, una strategia, un’indicazione di lavoro. Invece, lo ripeto, sono riflessioni personali e vorrei restassero tali finché non siano condivise espressamente.

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