Facebook

Modifica profilo

30 dicembre 2010

Facebook, il libro delle facce, ora s’è messo in testa  – ogni faccia dovrebbe comparire su una testa, ma non sempre è così: può mancare l’una o può mancare l’altra, fidatevi! – di modificarci il profilo, di rifarci i lineamenti, altrimenti di rifarci una verginità, o gonfiarci il muso di cazzotti perché anche questo intende l’espressione in un certo modo. E non escludo che ci riesca, dal momento che qualcuno in quel gorgo confessa dii andar cercando idee più che contatti o conoscenze (parola su cui tornerò dopo), come se le idee nascessero e si dipanassero fuori dalle teste, dove in teoria, come s’è detto, albergano anche le facce e come se ogni idea non avesse una sua faccia, i suoi tratti, il suo profilo.

Banalmente Facebook modifica l’interfaccia, ovvero l’aspetto grafico, esteriore, appariscente del nostro apparire sulla rete, e si capirà bene che l’interfaccia è o dovrebbe essere anche una faccia condivisa, inter, fra, perciò collegante. Cosa c’è dietro quell’apparenza è probabile resti celato, di basso “profilo”, non “profilato”, ma magari proliferante e prolifico.

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Taggato sarà lei

28 settembre 2010

Tag

Sono stato “taggato” in un video pubblicato su Facebook che per ora è stato commentato da circa 55 persone. Il che significa che tutte le volte che qualcuno ha scritto qualcosa sul mio monitor è comparso un pallino rosso che m’informava di tale avvenuta espressione di pensiero.

Wikipedia spiega che «L’attività di tagging (dall’inglese “tag”, contrassegno; in italiano taggare) consiste nell’attribuzione di una o più parole chiave, dette tag, che individuano l’argomento di cui si sta trattando, a documenti o, più in generale, file su internet». I molti nomi che compaiono sulla colonna di destra di questo blog sono appunto tag. Io li uso come una sorta di indice dei nomi o di indice analitico in un libro, un modo cioè per poter risalire a ciò di cui si parla in un determinato post, senza doverli aprire tutti ad uno ad uno.

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Server muto

22 settembre 2010

«Safari non può aprire la pagina “http://www.facebook.com/profile.php?…” perché il server su cui si trova questa pagina non risponde». Lesse quest’annuncio ed entrò nel panico. Quale legame gli restava col mondo? Come avrebbe potuto continuare a comunicare? Chi si sarebbe accorto del permanere della sua esistenza?

Era mezz’ora che stava trafficando. Schiacciava il bottone nella barra dei preferiti su cui aveva memorizzato il social network e inesorabilmente dopo un po’ di pausa come se il computer stesse pensando riappariva la scritta: «Safari non può aprire la pagina…». Si chiese cosa volesse dire effettivamente che «il server su cui si trova questa pagina non risponde».

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Patto di ferro

21 agosto 2010

Enrico Berlinguer

Ieri o ieri l’altro, sui giornali c’era la notizia che Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e papabile nome da spendere alle prossime politiche come leader dello schieramento antigovernativo, ha superato in termini di amicizie su Facebook il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Non nego che la notizia esista: è un fatto e perciò meritevole di essere segnalato. Resto perplesso sull’importanza di tale avvenimento.

Molti politici, ormai, affidano a Facebook quelle che poi dai giornali vengono riprese come le più eclatanti delle loro proposte, le dichiarazioni più ardimentose. Finita l’epoca di una rivista come Rinascita su cui Berlinguer, dopo aver silenziosamente studiato e riflettuto, nel settembre del 1973, all’indomani del golpe di Pinochet in Cile, spiegava motivatamente perché si poteva ipotizzare in Italia un compromesso storico fra forze desiderose di arginare le derive autoritarie. E direi sulla strada del tramonto anche l’elaborazione a cura dei giornalisti di un ufficio stampa delle più opportune parole di un uomo al vertice di un’istituzione: dal Blackberry sulla spiaggia si può cambiare il mondo.

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Statistiche

18 agosto 2010

Un istogramma

Cifra tonda tonda: sono a quota 1.700 amici su Facebook. Conosco abbastanza il significato delle parole per saper che stiamo parlando d’altro e che quello è il termine che lì abbiamo a disposizione. Non mi faccio illusioni né intendo spargerne. Né deprezzo, né enfatizzo, noto.

Mi viene in mente Leporello e il suo catalogo, che invece merita più rispetto. E siccome siamo a dare i numeri, facciamo un po’ di marketing. Ieri ho avuto 376 visite sul mio blog. Più di 30 mila da quando sono on line, era marzo. Il picco maggiore è stato il 10 maggio, merito credo delle tante mail che ho inviato per invitare più persone possibile alla festa per i 90 anni di Bruno Schacherl: 561 visitatori in un giorno solo.
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Doveri mentali

15 agosto 2010

Simone Weil

C’è chi di Facebook ne fa un uso intelligente e chi lo scialacqua, invece, per inezie insignificanti a cui la posta elettronica o gli sms potrebbero tranquillamente ovviare. In particolare apprezzo chi se ne serve come di un moltiplicatore di informazioni, suggestioni, consigli e suggerimenti, come la messa a parte di contenuti che altrimenti sarebbero difficili da recuperare, che possono sfuggire, che si rischia di non vedere, non sentire, non conoscere.

Dopo un rapido scambio di auguri ferragostani, due Aficionados come Giulia Gemignani e Dino Leone, la prima via messaggio, il secondo in bacheca, richiamano rispettivamente la mia attenzione sull’ultima scena dello splendido film del 1979 di Hal Ashby, con Peter Sellers e Shirley MacLaine, Oltre il giardino, e su un articolo di Elisabetta Rasy su Simone Weil pubblicato il 13 agosto su Il Sole 24 Ore, dal titolo Senza libertà di pensiero l’uomo è perduto

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Aficionados

29 luglio 2010

Il logo di Facebook

C’è un gruppo di aficionados che vorrei ringraziare. Non dico una volta per tutte, ma questa in grande stile. Con costanza su Facebook premono “mi piace” poco dopo che i post del mio blog sono stati pubblicati e non sono poche le volte che lasciano entusiastici commenti, tanto che talvolta temo d’essere vittima di una presa in giro, quasi d’un gioco fatto apposta per testare il mio inorgoglirmi.

È anche possibile che fra loro si nasconda il cavallo di Troia che violò la città, ma se penso ai figli di buona donna che s’aggirano per il mondo, si stempera ogni timore, ogni sospetto. Che mi s’intruda pure, a me prude. E mi gratto. E il prurito passa.

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Facce e volti

28 luglio 2010

Le facce della campagna pubblicitaria di United Colors of Benetton di Oliviero Toscani

Ho un’idea geniale per la quale vorrei essere ricoperto d’oro e finalmente trovare quella serenità economica con la quale permettermi di occuparmi solo di quello che mi interessa.

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Mani giunte

22 luglio 2010

Plum Village

A Plum Village, da Thich Nath Hahn, fra le altre cose si impara a stare in cerchio in un certo numero di persone e a conversare o fare silenzio con una forma di rispetto che, se l’apprendessimo tutti quanti, non solo ci consentirebbe di stare assai meglio tutti quanti, ma rendere il nostro tempo assai più proficuo, meno dispersivo, finalizzato appunto a star meglio, ad arricchirsi dentro, non a reiterare comportamenti e abitudini che abbiamo appreso e di cui non riusciamo a liberarci.

Durante il ritiro spirituale, ci sono dei momenti in cui ogni gruppo in cui è suddivisa la comunità, si ritrova per lo più sotto l’albero con il nome del quale è stato definito quel gruppo, generalmente accomunato dalla lingua di appartenenza per render più semplice la conversazione, in compagnia di un monaco che un po’ guida o, almeno, fornisce le istruzioni rudimentali.

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Not in my name

21 luglio 2010

È inevitabile. Sei in piazza e incontri gli altri. Son lì, davanti a te. Han diritto di esserci loro come ce l’hai tu. Ognuno con le sue idee e la sua testa. Ognuno con le sue debolezze caratteriali. Permalosi e aggressivi, saccenti e osannanti, vacui e ingombranti. Per cui su Facebook si possono innescare anche diverbi che interessano solo i due che stanno litigando e gli altri che vi assistono tutt’al più si gongolano dinanzi a tali fragilità. Una parola di troppo, un’intonazione sbagliata e il gioco è fatto.

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Genetliaco

12 maggio 2010

Erich Fromm, che scemo non era, ha scritto un libro che si intitola Avere o essere?, o il contrario non ricordo bene. Sottovalutato da molti, non da me, come neppure L’arte di amare, regalatami dalla ex moglie, che invece consiglio di leggere. Sì, un po’ anglosassone, ma fortunatamente anglosassone. Seguendo i suoi pensieri posso affermare che sono, ad oggi, 1.365 i miei amici su Facebbok, 1.910 i visitatori del mio blog dal 12 aprile 2010, 561 e 491, rispettivamente, gli utenti che sono entrati ieri l’altro e ieri nelle mie scartoffie. Benvenuti. Posso cominciare a chiedere della pubblicità. E così, rovinarmi in un istante, perché la pubblicità è l’anima del commercio, e il commercio non ha anima, o l’ha venduta al diavolo.

Ho messo in corsivo il verbo essere per sottolineare che non ho tutto questo. Non c’è possesso. Né possessione. La proprietà è sì privata, ma ciascuno ha la sua, non gliela puoi prendere, neanche chiedergliela in amicizia. Così per la personalità, le idee, i sentimenti. A ciascuno il suo, che è stato già detto.

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