Francesco Adorno

AI 1.7: Francesco Adorno: In silenzio nel tempio

2 settembre 2016

Francesco Adorno

Appropriazione indebita

I. Ieri e oggi

1.7: Francesco Adorno:
In silenzio nel tempio

Davanti alla porta dello studio del professor Francesco Adorno al Pellegrino in via Bolognese, dove c’è l’Istituto di filosofia dell’Università, una piccola coda di studenti aspetta il ricevimento del docente. Non sono una folla, ma non sono neanche pochi. È lo stesso professor Adorno che mette in relazione quell’assembramento con quell’interesse per l’antichità per cui sono andato ad intervistarlo.

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L’abisso non colmato

3 settembre 2015

Hannah Arendt

L’incipit del saggio di Hannah Arendt su Socrate, inedito in Italia e pubblicato ora da Raffaello Cortina, è comparso ieri su “Repubblica” e leggerlo ha portato lo spunto per una riflessione che io considero amara ma anche doverosa.

L’incipit dell’incipit è questo: «L’abisso tra filosofia e politica si apre storicamente con il processo e la condanna di Socrate, che nella storia del pensiero rappresenta un punto di svolta analogo a quello rappresentato dal processo e dalla condanna di Gesù nella storia della religione. La nostra tradizione di pensiero politico ha inizio quando, con la morte di Socrate, Platone perde ogni speranza nella vita della polis e giunge a mettere in dubbio anche i fondamenti dell’insegnamento socratico».

Benché sia quella che mi ha avvicinato alla materia – potrei chiamarla l’innamoramento di un lungo amore –, la filosofia antica non è stata il centro dei miei studi universitari e il poco che so, per lo più riguardo Epicuro, lo devo al professor Adorno, con cui ho condiviso più conversazioni su altro che non su Platone, Aristotele, Parmenide o Zenone.

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Charlie ed Erri

19 gennaio 2015

In aggiunta a quello che ho scritto in To be or to be not .

Erri De Luca

Leggo che il direttore artistico della rivista di moda francese Stylist – quei periodici pieni di burqa, djellaba e kurta dei paesi nostri –, monsieur Joachim Roncin, inventore dello slogan coniato all’indomani della strage di Parigi per esprimere e raccogliere solidarietà alle vittime di quell’eccidio fanatico, interrogato dalla corrispondente di Repubblica a proposito di quelli che si sentono rappresentati dal “Je ne suis pas Charlie”, ha risposto di non capire «come si possa essere contro la libertà d’espressione». Aggiunge il creativo: «Il mio è uno slogan ateo e apolitico in cui tutti dovrebbero potersi riconoscere».

Sanno bene i miei lettori quanto poco, ovvero sia nulla, sia illuminato da un faro divino nelle mie notti da ateo, agnostico e strozzapreti, ma anche a me, tenacemente impenitente miscredente, risulta ovvio che in uno slogan ateo un credente non possa riconoscersi, ovvero sia, che non tutti dovrebbero potersi riconoscere in uno slogan ateo, ma solo quelli che tali sono.

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Epicurei e edonisti

13 aprile 2013

Epicuro

C’è chi dice – l’ho udito con le mie orecchie e non ho avvertito malizia – che il mio difetto peggiore sia l’esser epicureo. Io invece mi dispiaccio di non esserlo a sufficienza, di non aver completamente interiorizzato e fatto miei, fino a sentirli come istinti che s’azionano senza starci su a riflettere, gli insegnamenti di quel filosofo, o forse i fondamenti di un buon senso che “il soccorritore” – questo significa il suo nome – si limitò a raccogliere, mettere in fila e diffondere tra i suoi discepoli nel giardino, al quale inusitatamente erano ammessi anche gli schiavi e finanche le donne!

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Addio professore. Grazie

20 settembre 2010

Il professor Orcaime del mio racconto Camera di rianimazione è morto ieri a Firenze. Dialogavamo così in quelle pagine:

Francesco Adorno

– In una delle sue sentenze più famose, diceva: «Nessun piacere è di per sé un male, ma i mezzi che procurano certi piaceri portano molti più turbamenti che gioie». Mi sono rammentato di questa frase leggendola qualche giorno fa su un libro che ho appena finito, un saggio assai sintetico sui concetti di piacere e di morte nel filosofo antico. L’ha scritto un francese che per ragioni politiche è approdato alla carriera universitaria solo in età molto avanzata. Ebbene, le nostre menti, abituate a considerare un male il piacere, raramente mettono a fuoco che un male, appunto, può essere il mezzo con cui si vuol ottenere un certo piacere. Un male perché non dà né gioia né piacere, ma solo turbamento.

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L’incipit di “Camera di rianimazione”

18 marzo 2010

Giorgio Iorio e Gioia Ciotti

– Ti accompagno io a Roma, se vuoi.

Me lo propose con la sua tradizionale discrezione, senza farmelo pesare, senza farmi presagire implicazioni di alcuna natura. Solo così, spontaneamente, disinteressatamente, per affetto e partecipazione nei miei confronti.

Le risposi di no, con convinzione e forse con poca dolcezza nel mio tono di voce. Ma ero preso da ciò che stava succedendo e, per quanta tenerezza provassi nei suoi confronti, non riuscivo in quel momento a fare attenzione alle sue parole e al suo stato d’animo.