Giorgio Frasca Polara

Il direttore dell’unità

22 marzo 2017

Alfredo Reichlin disegnato da Tullio Pericoli per "Repubblica"

Devo innanzitutto delle scuse ai miei lettori per la prolungata assenza da questo blog: è dovuta agli impegni che ho preso per far nascere TESSERE – l’associazione, casa editrice e rivista culturale di cui avevo dato conto nel penultimo post del 14 gennaio scorso – e per dar vita ad un’altra associazione, Sotto la Mole, che tenta di salvaguardare la memoria della stampa nata per iniziativa del Partito comunista italiano, alla quale avevo fatto accenno in un articolo del 25 novembre 2016 intitolato La tela di Vittorio per ricordare Sermonti e il suo rapporto con l’Unità (che peccato non disporre di link in rete a cui collegare questo prestigioso nome!), iniziato per volontà di Alfredo Reichlin, il due volte direttore del giornale fondato da Antonio Gramsci: dal 16 gennaio 1957, prima che io nascessi, al 9 marzo 1962, e poi dal 14 maggio 1977 al 5 ottobre 1981; e poi ancora direttore di Rinascita dal 1975 al 1977.

Reichlin è morto la notte scorsa, ed è stato proprio lui a firmare la lettera di assunzione con cui ho potuto realizzare il mio sogno giovanile rimasto immutato finora e, a questo punto, credo fin che campo: fare il giornalista proprio in quel giornale o, in alternativa, a Rinascita.

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Il tam tam per Geronimo

27 marzo 2015

Com’è lontano quel 7 maggio 2010 quando accesi un fuoco e, sventolando maldestramente una coperta come ancora non avevo imparato bene a fare, levai in cielo segnali di fumo tentando di chiamare a raccolta La tribù di Geronimo. Così si intitolava uno dei primi post pubblicati in questo blog, con cui annunciavo che di lì a qualche giorno i pellerossa che avevano scorrazzato nella prateria de l’Unità si sarebbero ritrovati per festeggiare un gran capo indiano in procinto di compiere 90 anni.

Bruno Schacerl

Quel leggendario guerriero, Geronimo, in realtà si chiamava Bruno Schacherl e per rendergli i dovuti onori si spinsero fin qui, in una storica casa del popolo fiorentina, due direttore del quotidiano comunista del calibro di Emanuele Macaluso e, soprattutto – lucidissima mente che testimonia quanto sia stolto chi vuol rottamare gli anziani – Alfredo Reichlin. Quest’ultimo è stato senz’altro quello che ha firmato la mia lettera di assunzione, essendo stato al timone del giornale fondato da Antonio Gramsci dal 1977 al 1981, quando appunto ebbi la fortuna di iniziare a lavorare lì; l’altro, Macaluso, deve avermi invece promosso caposervizio avendo diretto l’organo del Partito comunista, dopo l’infelice parentesi di Claudio Petruccioli con lo scivolone del caso Cirillo, dal 1982 al 1986.

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La tribù di Geronimo

7 maggio 2010

Bruno Schacherl

Il 14 maggio, venerdì prossimo, alle ore 16, lo stesso giorno in cui Ledo Gori, capo di Gabinetto del Presidente Enrico Rossi, mi dirà come potrò in futuro esser utile loro e al mio decennale datore di lavoro, al glorioso circolo Vie Nuove in viale Giannotti a Firenze, si festeggeranno i 90 anni di Bruno Schacherl, cognome impronunciabile ma pronunciato benissimo da una sterminata selva di suoi estimatori.

Personalmente ho iniziato a stimarlo leggendo un settimanale, di cui si sente una grande mancanza, sul quale leggevo, leggevo, leggevo quando andavo al liceo e all’Università: Rinascita. Ne possiedo, ma rigorosamente a casa dell’ex moglie, la collezione intera, dal primo all’ultimo numero, così come de Il Politecnico fondato da Elio Vittorini, di cui Palmiro Togliatti, che invece aveva fondato Rinascita, ebbe a dire: «Vittorini se n’è ‘ghiuto e soli ci ha lasciati». Il cinismo d’alemiano e certo disprezzo per l’intelletto affonda lì, anche se io comprendo i difetti di questi sporchi intellettuali come me che, qualcuno, vivente e amministrante un po’ provincialmente, ancora vorrebbe mandarci in Siberia. Direi che all’epoca Bruno Schacherl, nato a Fiume nel 1920, studente prima all’Ateneo di Padova ma poi laureatosi a Firenze con Giuseppe de Robertis, di Rinascita fosse il caporedattore centrale, e tra i suoi grafici ci fosse Maria Luisa Grossi che sarà presente alla festa e fosse ancora tra noi Ilario. Lo saprebbe dire con maggior precisione Carlo Ricchini, al quale devo la maggior parte delle informazioni che sto scrivendo e che è stato il primo caporedattore centrale de l’Unità a cui la sera, quand’ero di sommario, chiedevo i titoli della prima pagina per farli stampare sulla locandina dal mitico sor-Mario che faceva, appunto il sommario. Mi son preso tanti di quei vaffanculo che la metà basterebbero, ma qualcuno, Carlo, te n’ho anche mandato, o forse erano accidenti.

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