Giorgio Sgherri

Esattamente 30 anni fa

27 aprile 2013

La prima pagina de l'Unità del 27 aprile 1983

Il Corriere fiorentino di oggi ricorda quello che avvenne esattamente 30 anni fa, il 26 aprile 1983. In un tratto curvo della galleria del Melarancio sull’autostrada del Sole, nella quale era stato istituito il doppio senso di circolazione a causa di lavori sull’altra corsia, fra le uscite di Firenze Certosa (oggi ribattezzata Impruneta) e Scandicci, un tir che trasportava un tubo di 130 quintali, lungo 5 metri e con un diametro di 4, urta, squarcia ed apre come una scatoletta di sardine un pullman proveniente da Napoli e diretto a Limone sul Garda con dentro 48 ragazzini della scuola media Nicolardi e tre insegnanti che li accompagnavano.

Non c’era abbastanza spazio per tutti e due i mezzi in quel tunnel. Morirono in undici, undici ragazzini che se ne stavano andando spensierati in gita scolastica. Ivana Zuliani ha raccolto le testimonianze di alcuni volontari che accorsero sul posto quel giorno.

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I tunnel maledetti

14 marzo 2012

I giornali on line riportano la notizia dei 22 bambini e dei 6 adulti morti in un incidente stradale a Sierre, in Svizzera. Un pullman si è schiantato contro le pareti di una galleria. Altri 24 bambini sarebbero feriti.

La tragedia del Melarancio

Guardo le immagini della tragedia e la memoria non può non andare a quello che avvenne nella galleria del Melarancio sull’Autostrada del Sole il 26 aprile 1983. Se non ricordo male fui uno dei primi cronisti ad arrivare sul posto, insieme a Giorgio Sgherri, e con noi Mario Fortini e non ricordo chi altro, perché Mario ed io avevamo due motociclette e impiegammo poco ad attraversare la città fino al casello Fi-Sud e potemmo agilmente superare la lunga coda di auto che si era formato sull’autostrada.

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Morto un Papa

28 giugno 2010

Piazza San Pietro

Silvia Garambois, collega e amica e forse parente, ha diffuso ieri la notizia della morte di Alceste Santini, a lungo vaticanista de l’Unità e probabilmente longa manus di Enrico Berlinguer nelle segrete stanze vaticane. Tutti i colleghi intervenuti sulle pagine di Facebook di Silvia – Antonio Cipriani, Monica Ricci Sargentini, Marco Sappino, Nicola Fano, Emanuela Risari, Giancarlo Summa, Anna Tarquini, Bruno Ugolini, Matilde Passa, Omero Ciai, Toni Fontana, Natalia Lombardo, Fabrizio Roncone – ne hanno sottolineato le doti umane prima ancora che professionali, e aggiunte a queste quelle politiche o “diplomatiche”. Si potrebbe insomma sospettare – e lo dico con ammirazione, rispetto e riconoscenza e sia chiaro senza alcun intento offensivo o denigratorio – che Alceste fosse quasi, oltre a una gran brava persona e a un collega stimabile, un buon agente dei servizi segreti.

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La tribù di Geronimo

7 maggio 2010

Bruno Schacherl

Il 14 maggio, venerdì prossimo, alle ore 16, lo stesso giorno in cui Ledo Gori, capo di Gabinetto del Presidente Enrico Rossi, mi dirà come potrò in futuro esser utile loro e al mio decennale datore di lavoro, al glorioso circolo Vie Nuove in viale Giannotti a Firenze, si festeggeranno i 90 anni di Bruno Schacherl, cognome impronunciabile ma pronunciato benissimo da una sterminata selva di suoi estimatori.

Personalmente ho iniziato a stimarlo leggendo un settimanale, di cui si sente una grande mancanza, sul quale leggevo, leggevo, leggevo quando andavo al liceo e all’Università: Rinascita. Ne possiedo, ma rigorosamente a casa dell’ex moglie, la collezione intera, dal primo all’ultimo numero, così come de Il Politecnico fondato da Elio Vittorini, di cui Palmiro Togliatti, che invece aveva fondato Rinascita, ebbe a dire: «Vittorini se n’è ‘ghiuto e soli ci ha lasciati». Il cinismo d’alemiano e certo disprezzo per l’intelletto affonda lì, anche se io comprendo i difetti di questi sporchi intellettuali come me che, qualcuno, vivente e amministrante un po’ provincialmente, ancora vorrebbe mandarci in Siberia. Direi che all’epoca Bruno Schacherl, nato a Fiume nel 1920, studente prima all’Ateneo di Padova ma poi laureatosi a Firenze con Giuseppe de Robertis, di Rinascita fosse il caporedattore centrale, e tra i suoi grafici ci fosse Maria Luisa Grossi che sarà presente alla festa e fosse ancora tra noi Ilario. Lo saprebbe dire con maggior precisione Carlo Ricchini, al quale devo la maggior parte delle informazioni che sto scrivendo e che è stato il primo caporedattore centrale de l’Unità a cui la sera, quand’ero di sommario, chiedevo i titoli della prima pagina per farli stampare sulla locandina dal mitico sor-Mario che faceva, appunto il sommario. Mi son preso tanti di quei vaffanculo che la metà basterebbero, ma qualcuno, Carlo, te n’ho anche mandato, o forse erano accidenti.

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L’incipit di “Specchio retrovisore”

18 marzo 2010
Galleria del Melarancio

Galleria del Melarancio

Era molto tempo che avevo promesso di andare a trovarlo. Per un motivo o per un altro non l’avevo mai fatto. Lui, di carattere ombroso, e in più per una sorta di gioco al raddoppio, rimarcava spesso la mia mancanza, attribuendole un significato che lui stesso sapeva non esistere, quello del disinteresse.