giornalismo

Levi cronista, se non ora, quando?

3 luglio 2019

Primo Levi

Nell’appassionata biografia di Primo Levi che TESSERE ha pubblicato nel 2017 – trentennale della morte dello scrittore torinese, mentre quest’anno si ricordano i cent’anni dalla sua nascita – notavo che, malgrado i «quasi 300 articoli pubblicati su una miriade di testate – fra le quali spicca la piemontesissima, anzi torinesissima “La Stampa” –», a lui non era venuto in mente di chiedere l’iscrizione all’Albo dei pubblicisti e nessuno evidentemente gliel’aveva proposto.

All’epoca era rimasta nella mia penna la richiesta che quella onorificenza – l’iscrizione d’ufficio all’Ordine dei giornalisti – gli venisse conferita in memoria, postuma e honoris causa.

Ora che metto a fuoco l’obiettivo e se ne presenta l’occasione, avanzo la proposta, me ne faccio promotore, invito chi di dovere a compiere i propri passi e a far quanto gli compete.

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Lei, la regina delle api

15 ottobre 2016

Elisabetta Francescato al lavoro

Questo l’articolo che avevo scritto per il settimanale “Confidenze”, con il quale ho brevemente collaborato alcuni anni fa quando a dirigerlo c’era Patrizia Avoledo, articolo che giustamente mi è stato bocciato chiedendomi di riscriverlo come sono scritte le altre storie pubblicate da quel periodico: in prima persona.

Storia di Elisabetta Francescato, l’unica donna in Europa che caccia vespe per salvare vite umane

Aveva paura di tutto. La madre racconta che quando aveva pochi mesi e iniziava appena a sgattaiolare, appena la portavano sulla sabbia, così instabile e mobile, iniziava a piangere come un ossesso e non smetteva più finché non la riprendevano in braccio e la facevano tornare su una superficie solida e ferma.

Ma anche lì continuavano le sue paure. Suo fratello, di poco più grande, saltabeccava come un folletto, incurante dei graffi e dei bernoccoli che quelle sue gioiose scorribande inevitabilmente gli procuravano, mentre lei, intimorita e diffidente, non ne voleva sapere.

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Lezione di intervista 1: imparare dai ragazzi

22 agosto 2016

Il 25 gennaio di quest’anno ho tenuto, come danno conto il video su YouTube che si può vedere qui sopra e il post I reporter di Inveruno, una lezione ai ragazzi di terza media della Scuola Alessandro Volta del piccolo comune lombardo, i quali hanno seguito il corso organizzato da Liana Zorzi intitolato “Giovani Reporter”.

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Ordine, per dio!

19 febbraio 2016

La cassetta della posta conteneva questa mattina due buste: una con il prezioso regalo che illustra questo testo, fattomi da una persona alla quale tengo molto e mi dispiace si sia comprensibilmente allontanata un po’ da me, non so ancora quanto. E l’altra con dentro, invece, il 33° bollino annuale da appiccicare sul tesserino dell’Ordine nazionale dei giornalisti che mi è stato rilasciato quando, dopo i 4 anni di gavetta prima e praticantato poi (in tutto dunque sono 37 anni), sono stato iscritto nell’albo dei Professionisti dopo aver superato l’esame al PalaEur di Roma il giorno in cui un commando di terroristi di al-Fath uccise un bambino di 2 anni, Stefano Gaj Taché e ferì 37 persone alla Sinagoga di Roma sabato 9 ottobre 1982.

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Responsabilità limitate

29 dicembre 2010

La Corte di Cassazione

Una sentenza della Corte di Cassazione afferma che il direttore di un giornale sul web non risponde del reato di omesso controllo per gli eventuali contenuti diffamatori presenti al suo interno. In altre parole: i direttori delle testate online non sono direttori “responsabili” e, estendendo il ragionamento, una testata online non ha bisogno di un direttore responsabile. In analoga posizione si troverebbero i coordinatori di blog e di forum.

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Rai: di tutto, di più

20 settembre 2010

Il logo della Rai

La Rai assume, ma la mia iscrizione all’Albo dei giornalisti dal 1983 e il mio curriculum non gli piacciono. Son nato troppo tardi per entrare nel servizio pubblico radio televisivo con la tessera del Pci che per un po’ ho avuto in tasca e troppo presto per avvalermi dell’unica tessera che, oltre a quella dell’Anpi, mi è rimasta nel portafogli: quella appunto dell’Ordine dei giornalisti.

Conditio sine qua non per partecipare al concorso è di esser nati dopo il 1974 e io quell’anno avevo già deciso cos’avrei voluto fare da grande. Ti chiedono anche d’esser laureato e io questo requisito ce l’avrei, anche se ho sempre sostenuto che non sia questo quello che fa di uno un giornalista: come scriveva Karl Kraus, e l’ho già citato, è non avere un’idea e saperla esprimere il requisito fondamentale. Come scrive Gian Antonio Stella sul Corriere di oggi, se fossero vivi Biagi e la Fallaci, non gli darebbero questa opportunità e anche Giorgio Bocca è doveroso si tenga alla larga.

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Patto di ferro

21 agosto 2010

Enrico Berlinguer

Ieri o ieri l’altro, sui giornali c’era la notizia che Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e papabile nome da spendere alle prossime politiche come leader dello schieramento antigovernativo, ha superato in termini di amicizie su Facebook il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Non nego che la notizia esista: è un fatto e perciò meritevole di essere segnalato. Resto perplesso sull’importanza di tale avvenimento.

Molti politici, ormai, affidano a Facebook quelle che poi dai giornali vengono riprese come le più eclatanti delle loro proposte, le dichiarazioni più ardimentose. Finita l’epoca di una rivista come Rinascita su cui Berlinguer, dopo aver silenziosamente studiato e riflettuto, nel settembre del 1973, all’indomani del golpe di Pinochet in Cile, spiegava motivatamente perché si poteva ipotizzare in Italia un compromesso storico fra forze desiderose di arginare le derive autoritarie. E direi sulla strada del tramonto anche l’elaborazione a cura dei giornalisti di un ufficio stampa delle più opportune parole di un uomo al vertice di un’istituzione: dal Blackberry sulla spiaggia si può cambiare il mondo.

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Accesso alla professione

13 agosto 2010

Lo strumento con cui si fa l'esame da giornalista professionista

L’ultima incombenza che ho accettato di prendermi nelle vesti di direttore dell’Agenzia di informazione Toscana Notizie è stata quella di rendermi disponibile a far parte, in qualità di membro esperto, di una commissione di esame per l’assunzione di un addetto stampa in una prestigiosa istituzione locale toscana. Ho precisato agli altri membri della commissione che il mio ruolo pubblico sta per decadere e che posso mettere a disposizione l’esperienza, non la giacchetta. La prima, mi han detto, gli interessa.

Non è la prima volta che esamino candidati a questo mestiere. Ho assunto molte persone in vita mia, fin da quando, all’Unità di Firenze, in qualità di vice, Gabriele Capelli si fidava molto del mio giudizio e delle mie capacità di osservazione. Naturalmente qualcuno ho dovuto lasciarlo per strada o, in qualche caso, ostacolargli un’immeritata carriera. L’ho fatto in coscienza e credo di non essermi sbagliato. Penso che in questa professione la valutazione per titoli ed esami non sia appropriata. Nel rispetto delle leggi ci se ne deve servire, ma solo un sano tirocinio – quello che all’Ordine chiamano “praticantato” e tutti quanti “gavetta” – consente la scelta migliore, quella più professionale.

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Libertà di stampa

17 luglio 2010

Una rotativa

Ho parlato con l’editore di una testata on line che ha deciso di sospendere, e forse interrompere le pubblicazioni. Le ragioni, da quel che ho compreso, stanno in un eccesso di interferenza della politica sulle scelte editoriali. A differenza che in altri paesi, la maggior parte dei quotidiani italiani sono nati come espressione, mezzo di comunicazione, di gruppi politici ben precisi, affiatati nelle loro convinzioni e nei loro progetti, bisognosi di far conoscere il proprio pensiero e di interpretare la realtà alla luce del loro credo. Una anomalia, vale a dire una sovrapposizione dell’ideologico al fattuale e tuttavia, per certi versi, una dichiarazioni d’intenti facile da decifrare. Uno magari non ne usciva informato ma sapeva cosa stava leggendo.

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Terzo e quarto potere

3 luglio 2010

Un'aula di tribunale

Ho più di 1.600 contatti sui Facebook, ma non sono certo che fra di essi ci siano tutti coloro che solitamente frequentano questo mio blog, i quali, probabilmente, avranno letto l’ultimo post da me pubblicato ieri e intitolato I più letti. Ornella Galeotti è stata mia compagna di scuola ed oggi è una bravissima magistrata che dopo una lunga carriera densa di fatiche, rinunce e impegno è approdata da poco alla Procura della Repubblica di Firenze.

Ha letto il mio articolo e si è sentita in dovere di precisare: «le indagini sono segrete, il magistrato inquirente non si attiva certo di più, se un giornalista gli “rompe le scatole”!!! mi spiace che si diffondano “sensazioni” del genere. Se fossi io il magistrato inquirente (il magistrato di turno è l’inquirente, che dirige la polizia giudiziaria nelle indagini) mi sarei offesa a morte. Perchè un magistrato che ha bisogno di essere solleciatto è un magistrato che non fà il suo dovere. Ecco perchè commento.Perchè non è giusto scrivere queste leggerezze».

I più letti

2 luglio 2010

Credo che, grazie anche a un’intensa attività di autopromozione mediante e-mail, l’articolo più letto del mio blog sia quello intitolato La tribù di Geronimo del 7 maggio 2010, con cui annunciavo il compleanno per i novant’anni di Bruno Schacherl, seguito a ruota da Onore al nemico subito dopo l’omicidio di Susanna Tre Re. Se uno va su Google e digita questo nome, a seconda dei giorni, il mio post va dal primo al quinto posto. Vedo che di questa donna si interessa gente da ogni parte del mondo. Ciò che mi stupisce è che gli altri articoli, soprattutto quelli di giornale, e le stesse indagini, brancolino nel buio. Molta gente è stata sentita, ma ipotesi ancora non ce ne sono.

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Una data da ricordare

11 giugno 2010

Riporto la sintesi fatta dall’Ansa delle norme approvate dal Senato che ci impediranno di vivere in libertà:

ROMA  – Dal limite dei 75 giorni alle sanzioni per gli editori e i giornalisti, ecco i punti salienti del ddl che ha avuto il via libera del Senato con il voto di fiducia.

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Noblesse oblige

11 maggio 2010

In relazione al post su Paperoni, Qui, Quo e Qua. Noblesse oblige.

Dal Nuovo Corriere di Firenze dell’11 maggio 2010

Il Corriere di Firenze 11 maggio 2010

Il Corriere di Firenze 11 maggio 2010

… anche un po’ di vocazione

8 maggio 2010

Luigi Albertini

Come promesso in Il mestiere più antico del mondo, su invito di Sara Fioretto, ho partecipato ieri nella bella libreria dei Servi, dinanzi a un pubblico di una ventina di persone, nessuna delle quali interessata a fare da grande il giornalista, alla presentazione del libro di Cristiano Tassinari, Volevo solo fare il giornalista, pubblicato dalla casa editrice Lìmina di Arezzo, al quale ho fin dalle prime battute precisato che, avendo comprato il libro con il 20% di sconto a € 16 pochi minuti prima dell’evento, avrei parlato non nel merito del volume ma del tema che invece conosco piuttosto bene.

Agli astanti ho spiegato che la scheda editoriale del libro, la quale invece avevo accuratamente letto, sostiene che Tassinari punta un dito contro un sistema fatto di lottizzazioni, raccomandazioni, favori, scambi e quant’altro, e denuncia il calvario a cui spesso, quasi sempre, sono sottoposti gli aspiranti giornalisti, a cui vengono proposti stage senza fine, contratti da cococo, pagamenti a rigaggio (spiccioli per ogni riga) e a borderò, interminabili precariati.

Ci siamo passati tutti, ma credo che oggi sia diventato un vizio, una regola, una consuetudine. Ritengo anche che, purtroppo, tale abominio sia diffuso ovunque: vogliamo parlare delle case editrici o dei call center o dell’antica mitica fabbrica? E ricordarci, come ci ha insegnato, se non ricordo male, il mitico Luigi Albertini, che «fare il giornalista è sempre meglio che lavorare».

Tassinari, che è un giornalista televisivo – senza offenderlo!, semmai lo devo ringraziare avendomi dato l’opportunità di ricordare che in libreria c’è anche un libro mio –, è un istrione. Ha tenuto banco buona parte del tempo, presentando e presentandosi, più che farsi presentare. Del resto, giustamente, non avendo io letto il libro, cosa che invece aveva fatto la gentile Sara. Ma uso la parola istrione perché poi mi servirà a sviluppare un ragionamento che devo al grande amico e maestro Piero Nacci.

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Il mestiere più antico del mondo

7 maggio 2010

Scritta su un muro di via dei Servi (Foto di Maurizio Marinelli)

Sara Fioretto mi ha invitato questa sera alla presentazione del libro di Cristiano Tassinari, Volevo solo fare il giornalista. L’appuntamento è alle 18 alla libreria dei Servi in via dei Servi. Ferrarese, 39enne, come mia zia Anna, trapiantato a Torino che è diventata una bellissima città, Cristiano, a giudizio della scheda editoriale del suo volume pubblicato da Limina edizioni, racconta l’odissea di migliaia di giovani che in Italia spendono «gli anni migliori della loro vita a inseguire un sogno: quello di “fare il giornalista”. Un continuo faticoso dribbling tra raccomandazioni, amici degli amici, e richieste di prestazioni “fuori orario”…».

«Il sogno nel cassetto di Cristiano – si legge ancora nella scheda – è sempre stato quello di “fare il giornalista”: sfondare a livello nazionale, girare il mondo con la macchina da scrivere e con il microfono in mano, partecipare a Mondiali di Calcio, Olimpiadi e G8, scrivere articoli bellissimi e realizzare interviste a personaggi importanti, magari vincere il Premio Pulitzer, lasciare una traccia nel mondo dell’informazione. E invece… fin dai suoi esordi, comincia una lunga, estenuante, interminabile via crucis, fatta di precariato, di co.co.co., di contratti a tempo determinato, di colleghi serpenti, di direttori incapaci e di editori improvvisati».
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Due pesi, due misure

29 aprile 2010

All’indirizzo http://www.regione.toscana.it/regione/multimedia/RT/documents/2010/03/26/e471cc41366bf0ba212b55f656e714e9_retribuzionidirigentifebbraio2010.pdfsi può  sapere quant’è, ancora per poco, il mio stipendio lordo (Ne allego il pdf, dovesse un giorno esser soppresso il sito della Regione).

La homepage del sito istituzionale di Regione Toscana
La homepage del sito istituzionale di Regione Toscana

Se n’è servito l’avvocato della mia quasi ex moglie per convincere il giudice a spremermi ben bene e farmi boccheggiare più di quanto non voglia il mio enfisema polmonare. È trasparenza amministrativa e fa bene la Regione Toscana a metterci in piazza, mica come fa la massoneria con le sue liste degli iscritti alle logge. Peraltro pubblica anche i nostri curriculum, dai quali si evince facilmente se sappiamo fare o meno il nostro mestiere.

La qualifica di direttore non è valutata nella definizione dei minimi sotto i quali gli editori non possono andare nei rapporti di lavoro con i loro giornalisti, così come previsto dal Contratto nazionale. L’ultima “pesata” è quella d’un caporedattore che, altre indennità a parte con cui va ben oltre questa cifra, ha diritto ad almeno 2.404 euro netti al mese.

Ai direttori delle Agenzie di informazione della Giunta e del Consiglio vien chiesto per legge, oltre che di fare i direttori, di svolgere anche tutte le mansioni di un dirigente regionale, comprese tutte quelle beghe che si traducono in decreti e de-cretini, coi quali è facile scivolar nel mirino della Corte dei Conti o della Magistratura, magari per una svista, un’incomprensione complessiva della legge. Ma il loro compenso – considerato che dal lordo van giustamente tolte alla fonte le tasse ed ogni altro balzello, evitando così qualunque forma di evasione fiscale che insieme all’esercizio del voto e al rispetto del codice penale è ciò che ci trasforma in appartenenti a una comunità chiamata Stato, assomigliante al Leviatano di Hobbes – nemmeno sfiora quello che in una qualunque redazione percepisce il più giovane dei caporedattori. (continua…)