Karl Kraus
17 ottobre 2016
Questo il mio articolo pubblicato nel bel sito www.doppiozero.com sulla mostra che inaugura la riapertura del Museo Pecci a Prato dedicata alla fine del mondo:
La fine del mondo dall’astronave del Pecci
Daniele Pugliese
Prima della fine del mondo ci saranno ovviamente “Gli ultimi giorni dell’umanità”. È questo il titolo del dissacrante dramma – 779 pagine nell’edizione Adelphi in 2 volumi – che Karl Kraus scrisse fra il 1915 e il 1922, avvertendo nella premessa il lettore che la sua messa in scena «è concepita per un teatro di Marte», richiedendo «secondo misure terrestri, circa dieci serate».
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22 febbraio 2016
Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti sono gli artefici dell’associazione culturale bolognese impegnata nella produzione di cinema e teatro Archiviozeta che ha avuto il coraggio di mettere in scena quel capolavoro «concepito per un teatro di Marte», un «dramma, la cui mole occuperebbe, secondo misure terrestri, circa dieci serate», ovvero sia Die letzen Tage der Menschheit, in italiano Gli ultimi giorni dell’umanità, del mio amatissimo Karl Kraus, spettacolo che spero un giorno di poter vedere su un palcoscenico.
Con Elena Monicelli della scuola di pace di Monte Sole – dove, come molti sanno, tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, forze armate tedesche e fascisti italiani eseguirono numerosi eccidi, noti come strage di Marzabotto, nei comuni di Grizzana Morandi, Monzuno e appunto Marzabotto in provincia di Bologna, uccidendo 955 persone che lievitano a 1.676 se si aggiungono i morti per cause varie di guerra – e con la collaborazione dell’associazione “Navile insieme”, al centro sociale Montanari di Bologna nell’ex sede della società che gestiva la tramvia, Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti hanno allestito sabato 13 febbraio lo spettacolo/laboratorio definito “un esperimento di memoria attiva” intitolato La zona grigia perché si rifà al secondo capitolo del libro di Primo Levi I sommersi e i salvati.
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12 settembre 2015
Barack Obama
Ben Rhodes, “speechwriter” per la politica estera di Barack Obama, del suo mestiere – che è quello di scrivere discorsi per conto di altri – dice in un’intervista rilasciata oggi a Massimo Gaggi del Corriere della Sera: «un’attività che ti porta a stretto contatto col tuo capo. Devi conoscere bene la persona perché fai qualcosa di molto personale: esprimi i suoi pensieri, comunichi la sua visione. Un’esperienza unica».
Ben Rhodes
Ho avuto occasione, nella mia vita – mutatis mutandis o fatte le debite proporzioni – di praticare quella professione, affiancandola a quella di tenere rapporti con i media, trovare il modo migliore per raccontare loro fatti, azioni, decisioni, pensieri della politica e della macchina amministrativa, e per buona parte degli anni in cui ho ricoperto quel ruolo sul muro dietro alla mia scrivania spiccava una frase di un geniale autore che amo molto, Karl Kraus: «Non avere un pensiero e saperlo esprimere, è questo che fa di uno un giornalista».
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17 luglio 2015
Avrei tanto bisogno di un consiglio. Da Karl Kraus.
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12 gennaio 2015
Andrea Barbato
Sollecitato dagli inaspettati, vasti e positivi apprezzamenti a quanto ho scritto in La severità smarrita, mi sento in dovere di precisare meglio, o forse solo aggiungere qualche ulteriore specificazione, a proposito del disegno di legge di riforma delle norme relative alla diffamazione a mezzo stampa di cui si sta discutendo alla Camera; del caso dell’ex collega de “l’Unità” di Milano Marina Morpurgo, rinviata a giudizio per aver stigmatizzato sulla propria bacheca di Facebook la pubblicità di una scuola privata che si avvale dell’immagine di una lolita con fiocco e acuminato rossetto rosa per promuovere i propri corsi per estetiste con “idee chiare in testa”; e, infine, dei mal di pancia della categoria professionale alla quale ancora appartengo e dell’insaziabile voglia di bavaglio che la politica sembra avere nei confronti di chi, potenzialmente almeno, dovrebbe ignudare il re.
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17 giugno 2013
Caro Francesco Bucci,
o mi sono spiegato male o sono stato frainteso. E propendo per la prima. Scrivere come ho scritto di Scalfari in Il diletto di Eugenio «Non escludo che altri errori possa aver commesso e che Francesco Bucci possa aver colto nel segno», non vuol dire che ES non li abbia commessi e FB non li abbia colti. Vuol dire lasciare aperta la questione al giudizio altrui, non pronunciarsi nel merito, astenersi dal giudizio, sospendere la sentenza.
Eugenio Scalfari
Anzi, vuol dire «suppongo che ES li abbia commessi e FB li abbia colti». Non li ho citati uno ad uno perché è il suo libro che lo fa, e il mio sarebbe stato plagio o il gioco della eco. Io mi sono limitato a quelli che conosco di persona e di cui ho memoria. Lasciando che il lettore interessato a scoprirli legga Eugenio Scalfari. L’intellettuale dilettante, di Francesco Bucci, e non solo il comunicato stampa di Bottega editoriale, che su Google gode già di una certa fama e diffusione.
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6 settembre 2011
Elena Meynet è – come si legge nell’introduzione al sito di cultura, spettacoli e altre non stupide cose www.iltrillodeldiavolo.com di cui è direttrice responsabile –, «giornalista e musicista, filosofa e poetessa quanto basta, ma soprattutto pronta a mettersi in gioco pur di saperne di più», secondo il motto «avere senso critico e riportare opinioni e recensioni firmate, contro la mala-copiatura che, soprattutto on line, sembra divenuta la prassi».
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4 febbraio 2011
Quando prendo la penna in mano non mi può succedere più nulla. Il destino dovrebbe prenderne nota.
Karl Kraus, Detti e contraddetti
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11 novembre 2010
Luis Sepùlveda
Ieri sono stato alla libreria Feltrinelli a sentire Luis Sepùlveda che presentava con Pino Cacucci Ritratto di gruppo con assenza. Uno dei suoi interventi l’ha dedicato a ricordare quando da giovane bazzicava redazioni di giornali fumose e odoranti di caffè e whisky, dove le macchine da scrivere partorivano vere e proprie sinfonie e quegli appassionati si chiedevano tanti perché. Ed era sconsolato a pensare ai giovani di oggi, a quei giovani che entrano in quel tritacarne insulso dell’informazione dove non s’informa più perché non si va più a cercare, non ci si interroga, non si studia, non si va a caccia.
Se non è ancora morta questa professione, sta certamente rantolando, più che ci penso e più ne sono convinto e son pronto a dire cose ciniche al riguardo che spazzerebbero via anche quello che ho costruito negli ultimi anni, dando ragione a quel dissacrante ante litteram che era il Karl Kraus de Gli ultimi giorni dell’umanità.
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Tags: Karl Kraus, Luis Sepùlveda, Pino Cacucci
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15 settembre 2010
Cipputi di Tullio F. Altan
Sono contento. La prima reazione che ho avuto al post precedente, Scrivere di politica, è stata quella d’un operaio torinese al quale mi sono rivolto dandogli di dottore e son contento d’averlo fatto anche se mi dice essere privo di laurea. Vorrei ribattezzarlo il mio Faussone pensando a quel meraviglioso personaggio inventato (o solo narrato) da Primo Levi ne La chiave a stella. Altro che Ph, con tutto il rispetto per i dottorati di ricerca e chi li ha conseguiti. L’intelligenza può essere patentata e giungere a quel foglio aiuta a svilupparla, ma non è il titolo a fare il neurone. Oh no, questo proprio no.
Il mio Faussone, o Cipputi per chi gli fosse più familiare, oltre a – nella mia fantasia – stringer bulloni, schiacciare presse, azionare macchinari, mette in piedi anche dibattiti e conferenze a cui partecipa gente con la patente per dir la sua un po’ fuori dagli schemi, o meglio, come mi ha scritto lui “in maniera diversa”. Che poi, da quel che ho capito, è la concretezza.
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Tags: Faussone, Karl Kraus, Primo Levi, Tullio Francesco Altan
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8 settembre 2010
Il gol di Gilardino. Foto Cge fotogiornalismo
Per la prima volta in vita mia, ieri sera sono stato allo stadio a vedere una partita di calcio, Italia-isole Far Oer, terminata 5 a 0 per gli azzurri con gol di Gilardino al 12′, De Rossi al 21′ e Cassano al 27′ del primo tempo, poi, nel secondo tempo di Quagliarella all’81′ e di Pirlo a fine partita.
Ci sono voluti 53 anni perché accettassi di andare a vedere a giocare a pallone. L’avevo fatto solo una volta da bambino, con mia zia, perché giocava suo nipote, quello vero. Alle mie spalle c’erano i cronisti sportivi. Molti li conosco. Quando iniziai il mio mestiere il capo mi chiese di cosa avrei voluto scrivere, e io gli dissi di qualunque cosa, fuorché lo sport.
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25 giugno 2010
Non avere un pensiero e saperlo esprimere. È questo che fa di uno un giornalista.
Karl Kraus
Tags: giornalista, Karl Kraus, pensiero
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11 maggio 2010
Se fossi sicuro di condividere l’immortalità con certa gente, preferirei un oblìo in camere separate.
Karl Kraus
Tags: immortalità, Karl Kraus, oblio
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17 aprile 2010
Andrea Pugliese, consigliere comunale del Pd in Palazzo Vecchio (Foto Cge Fotogiornalismo)
Il 16 marzo scorso, in questo blog – che io, con un po’ di presunzione o ambizione, preferirei chiamare Die Fackel, come la testata del giornale che a Vienna Karl Kraus scrisse, impaginò, diresse, stampò, distribuì tutto da solo fra il 1899 e il 1936, anno della sua morte – in un articolo intitolato Odio in buca, ho reso noto d’esser stato lungamente importunato da qualche Riccardo cuor di leone – o Riccarda leonessa – da un’ondata di lettere anonime. Benché una auspicasse il mio suicidio – come i lemming di Sempre più verso Occidente o come quelli maledettamente veri di Primo Levi e Bruno Bettelheim – non posso dire che il tenore delle missive fosse minatorio.
Questa mattina Repubblica ha pubblicato un articolo che svela quello che mio fratello Andrea, consigliere comunale in Palazzo Vecchio, ed io sapevamo da ieri mattina, tenendocelo per noi, tranne che, nel suo caso, informare il sindaco di Firenze, il presidente del Consiglio comunale, il capogruppo del Pd e la Polizia, presso la quale ha sporto una denuncia contro anonimi. Neanche nel caso di Andrea si tratta di una lettera minatoria: gli hanno spedito due cartoncini intestati del Senato della Repubblica italiana con 30 centesimi che starebbero, si capisce, per i più noti e iscarioti 30 denari.
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Tags: Andrea Pugliese, Bruno Bettelheim, Die Fackel, Karl Kraus, La Repubblica, Primo Levi, Riccardo cuor di leone, Suicidio
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31 marzo 2010
L’odio deve rendere produttivi. Altrimenti è più intelligente amare.
Karl Kraus
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