Ludwig van Beethoven

Lo Steinway e il Mac

6 marzo 2016

Maddalena Dalla Torre, appassionatissima amante della musica, mi ha portato alcuni giorni fa – lunedì 29 febbraio per l’esattezza – al teatro della Pergola a sentire un arzillissimo signore – si chiama Pier Narciso Masi e senz’altro il suo nome andrebbe preceduto dal titolo maestro – suonare, da solo o con Matteo Fossi, Mozart, Beethoven e Schumann, facendo scaturire note, accordi e quant’altro fa musica appunto da due Steinway, mitico pianoforte prodotto inizialmente in Germania e poi soprattutto a New York, dove ancora ne sfornano – come mirabilmente raccontò su “La Stampa” diversi anni fa, e mi riprometto di far saltare fuori dal mio archivio quell’articolo, non ricordo più se Gabriele Romagnoli o Andrea Di Robilant – a ritmi da catena di montaggio, il che mostra che anche la fabbrica del capitalismo ha i suoi lati positivi. Due Steinway datati 1890, proveniente da villa Schifanoia a Firenze, e 1923, di proprietà dell’Accademia Chigiana di Siena fino al 1988, restaurati dagli artigiani che lavorano per Gian Castone Checcacci, storico negozio di strumenti musicali presso il quale noleggiai molti anni fa un verticale probabilmente della Sony per vedere se, anche così, la felicità riusciva a spandersi per le stanze di casa.

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Le cose del silenzio

7 febbraio 2015

Mina

Ci sono cose in un silenzio – cantava Mina – che non aspettavo mai. Fu la prima canzone che Paolo Limiti scrisse per lei e si chiamava La voce del silenzio. Già, la voce del silenzio, come se questo, il silenzio, possa dire, il suo nulla esprima, il niente racchiuso in esso divenga qualcosa ed aspiri al tutto.

La canzone m’è venuta in mente leggendo questa mattina su Repubblica l’articolo di Francesco Erbani che recensisce e dà notizia della pubblicazione del volume di Bice Mortara Garavelli Silenzi d’autore, edito da Laterza, una “collezione privata” di autori che con l’assenza di suoni, con la mancanza di parole, con la voce strozzata in gola si sono cimentati; un’antologia, suppongo, inevitabilmente monca e parziale, incompleta, nella quale sono assenti gli assenti, e certi silenzi tacciono.

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Sintonizzatevi sui 93.3

17 settembre 2012

Quando dirigevo l’ufficio stampa della Regione Toscana – l’agenzia di informazione non era ancora nata e stavo lavorando per crearla, acconsentendo anche all’insensato, sciagurato e confindustriale articolo di legge che prevede la nomina di un direttore con contratto a tempo determinato che scade a fine legislatura, come se i giornalisti maturassero una pensione nel breve arco di un quinquennio, alla stregua dei politici che si avvalgono della loro professionalità – mi fu chiesto di adoperarmi per salvare un’emittente radiofonica unica nel suo genere. Si chiamava Radio Montebeni e trasmetteva solo musica classica senza neanche un filo di pubblicità: solo Mozart, Bach, Beethoven, Scriabin, Dvořák, Smetana e Grieg.

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Mozart e il fracasso

13 luglio 2012

Wolfgang Amadeus Mozart

Leggo su The Globalist, che a Courtrai, in Belgio, l’assessore Stefaan De Clerck, già ministro della giustizia, ha proposto e fatto approvare dal consiglio comunale, un provvedimento in virtù del quale dalla prossima settimana sugli alberi del più grande parco municipale verranno sistemati potenti altoparlanti dai quali verranno diffusi nelle ore notturne brani di Mozart, Beethoven, Schubert e altri componimenti di musica classica.

L’obiettivo, si legge, è quello di allontanare i giovani che solitamente si radunano in quell’area verde, finendo per fare schiamazzi che tengono svegli gli abitanti della zona fino alle luci del mattino. L’amministratore è persuaso che i fans della techno e del rock più scatenato, infastiditi dai rondò, dall’adagio con moto, dalle sinfonie e dai quartetti concertanti, si allontanino motu proprio un po’ come le zanzare fanno con la citronella, e questo riporti la quiete e il decoro senza che si debba ricorrere a pattugliamenti della polizia, ronde, gavettoni o risse.

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Oscurato dal genio

15 aprile 2011

Tom Hulce nei panni di Mozart nell'Amadeus di Milos Forman

Pochi sanno chi è Franz Xaver Süssmayr. Ed io stesso dimenticherò il suo nome pochi minuti dopo aver finito di scrivere queste righe. A differenza di Anton Diabelli, del quale ho scritto nell’agosto scorso in un post intitolato Di luce riflessa, che se non fosse stato per Beethoven e le sue omonime Variazioni sarebbe stato ricordato solo marginalmente dagli specialisti della materia, Franz Xaver Süssmayr, e con lui Joseph Eybler e Franz Freistädler, meriterebbe un posto tutto suo quale autore della maggior parte di quello splendido capolavoro che noi chiamiamo il Requiem o la Messa da requiem di Mozart.

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Ascoltando Uri Caine

23 gennaio 2011

Uri Caine

Quale beneficio han tratto le mie orecchie – e il mio cuore, le mie sinapsi, forse, chissà!, la mia anima, qualche membrana che alberga fra i timpani, la carotide, il pericardio  e l’epitelio – nell’ascoltare, ancora una volta dal vivo, quel genio della musica che è Uri Caine, del quale mi considero un estimatore fin dagli esordi, o almeno dalla sua apparizione in Italia, per merito di una recensione su l’Unità dell’amico Giordano Montecchi, un Frank Zappa colto e raffinato che condivideva con me e Andreone (Guermandi) pranzi sotto la volta stereofonica di Piazza Maggiore.

Credo che della sua produzione mi sfugga poco e quel poco per me è troppo, perché non c’è centimetro di partitura o d’improvvisazione che io conosca eseguita da lui che non smuova in me lo stupore per la capacità di smembrare i suoni e ricomporli e per quella strada giunger fin là in fondo dove appunto chi vi crede sospetta vi sia un’anima anziché un gorgoglio di liquidi e secrezioni.

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Scotch

31 dicembre 2010

La politica ritrovata. XVII. Consigli per gli acquisti

3 dicembre 2010

XVII. Consigli per gli acquisti

Vladimir Ilic Ulianov Lenin

Nel capitolo XIV si è parlato di acquirenti e venditori, di produttori e consumatori come di due fluide classi che sempre più tendono a contrapporsi. In questa contrapposizione spesso non riescono nemmeno a identificare l’altra come “altra”, come “l’altro”, come il non-sé. Ma il fatto che non riescano a “identificarla”, non impedisce che l’“avvertano”, almeno emotivamente, come tale.

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Concerto per piano n. 3

9 ottobre 2010

… cosa tremenda la musica!

21 settembre 2010

Dalla tradizione

13 settembre 2010

Lui, lei, l’altra

1 settembre 2010

Un jazzista di nome Ludwig

30 agosto 2010

Di luce riflessa

14 agosto 2010

Anton Diabelli

Chiunque, al quale sia capitato di essere noto, o anche solo riconosciuto, non per il proprio nome o in quanto se stesso, ma per il fatto di essere “il figlio di”, “il fratello di” o “la moglie di”, sa quanto dolorosa e umiliante sia questa condizione. Il fastidio che si prova è bruciante.

Immagino perciò quanto debba aver sofferto quel povero Anton Diabelli, compositore ed editore musicale austriaco, nato nel 1781 a Mattsee nei pressi di Salisburgo, dove il padre era musicista e sagrestano, e morto a Vienna l’ 8 aprile 1858. Haydn, da cui apprese le tecniche di composizione, ebbe nei suoi confronti una paterna attenzione. Trasferitosi a Vienna, divenne professore di musica, e nel 1818 si mise in società con l’editore Cappi rilevandone sei anni dopo l’attività.

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Parole sacre

1 maggio 2010

Il rito delle nozze

Qualcosa di quel ch’io penso dell’istituto coniugale è espressa nel racconto Dal latino compreso nella raccolta Sempre più verso Occidente edita da Baskerville. Ma il ragionamento non si esaurisce lì. Il cimento è col Codice civile. Te ne leggono tre articoli quando convoli con rito civile, appartenente cioè a una civiltà: il 143, il 144 e il 147, subordinati al capo IV Dei diritti e dei doveri che nascono dal matrimonio.

Recita il primo, intitolato Diritti e doveri reciproci dei coniugi: «Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia».

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L’incipit di “… nemmeno fermare su questo pensiero”

18 marzo 2010

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Maledizione, questa macchina proprio non funziona. Bisognerà che un giorno mi decida a cambiarla.

Ma che diavolo sto pensando. Quale giorno? Sembra quasi che io mi dimentichi di aver preso una settimana di ferie per poter scrivere, tappato nella casa di campagna di mia moglie.