Marco Belpoliti

La “commozione” di Belpoliti

30 marzo 2017

Marco Belpoliti e Anna Benedetti alla presentazione di "Primo Levi di fronte e di profilo". Foto di Andrea Ruggeri (andrea@nonamephoto.it)

Non mi era mai capitato – eppure non è attività che non abbia praticato nella mia ormai lunga vita – di vedere, alla presentazione di un libro, l’autore “commuoversi” per il contenuto di quanto ha scritto, diciamo così “per l’oggetto” della sua narrazione.

Ma c’è sempre una prima volta. A Marco Belpoliti – tenace curatore delle Opere di Primo Levi e adesso autore di 736 magiche, intriganti e preziose pagine intitolate Primo Levi di fronte e di profilo che Guanda ha mandato in libreria un anno e mezzo fa, ospite ieri con Giovanni Falaschi della rassegna “Leggere per non dimenticare”, da molti anni prestigiosa vetrina della migliore editoria messa in piedi da Anna Benedetti – si è spezzata la voce facendo un inciso sulla poco esplorata attività poetica di Primo Levi, quei 45 componimenti in versi contenuti in Ad ora incerta, edizione Garzanti perché Einaudi li snobbò, più gli 11 ripescati proprio da Belpoliti nelle Opere del 1988. «Le poesie sono il grido di dolore di Primo Levi», ha detto quasi facendo fatica a pronunciare quelle parole.

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Un articolo sul Journal del Pecci

26 agosto 2016

Il fungo atomico alle Marshall

Corredato dall’inquietante immagine del fungo provocato dall’esplosione sottomarina del 25 luglio 1946 alle Isole Marshall come esperimento nucleare promosso dalla Marina americana e da una drammatica istantanea scattata nella grande discarica di rifiuti elettronici e tecnologici provenienti dai paesi occidentali che si trova ad Agbogbloshie, un agglomerato della capitale del Ghana, Accra, e col titolo La fine del mondo. Ancora, il “Journal” del Museo Pecci d’arte contemporanea a Prato ha pubblicato ieri un mio articolo in vista della mostra, proprio sull’argomento della fine del mondo, che il 16 ottobre prossimo inaugurerà la riapertura del centro espositivo sottoposto a lunghi quanto indispensabili lavori di restauro.

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Antiche sensibilità

15 marzo 2016

Il 19 febbraio scorso, con un articolo intitolato Flussi, rivoli, vita, dopo aver dato conto delle interessantissime conferenze organizzate da Wlodek Goldkorn al museo Pecci di Prato ed intitolate “Uomini e guerra”, nel corso delle quali hanno parlato Luis Sepulveda, David Grossman, Marco Belpoliti, Donatella di Cesare e Gad Lerner, ho deciso di riproporre ai lettori del mio blog l’inchiesta sui primordi dell’immigrazione straniera che l’edizione toscana de l’Unità pubblicò tra il 6 luglio e il 4 agosto 1985, trentuno anni fa.

Io ero un giovane cronista, con solo 6-7 anni di mestiere sulle spalle ed il viatico in mano per diventare il più fedele e longevo vice caporedattore della redazione fiorentina del quotidiano fondato da Antonio Gramsci e l’alter ego del mio grande maestro, Gabriele Capelli, avendo iniziato a svolgere le mansioni credo nel 1986 per ottenere la qualifica, ma di caposervizio appena, solo nel 1989. Pago queste generosità ed il cinismo degli ultimi padroni delle ferriere con una pesante penalizzazione economica che mi costringe a pietire e chiedere malgrado l’età, ma tant’è: ne ho sul piano dell’onore.

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Flussi, rivoli, vita

19 febbraio 2016

Nei giorni scorsi, da bravo pensionato persuaso di non bruciarsi definitivamente il cervello davanti alla tv che da molti anni neanche possiedo, sono stato a sentire l’ultima conferenza del ciclo organizzato da Wlodek Goldkorn al museo Pecci di Prato e intitolato “Uomini e guerra”, nel corso del quale hanno raccontato Luis Sepulveda, David Grossman, Marco Belpoliti, Donatella di Cesare e, ultimo appunto dei conferenzieri invitati, Gad Lerner che ho avuto il piacere di conoscere alla fine degli anni ’90, quando – prima di diventare onestissimo direttore del Tg1 capace di pagare di persona per l’errore di un suo sottoposto, assumendosi la responsabilità di chi è in cima alla piramide, prassi del tutto sparita dalle scene, di qualunque tipo esse siano – condusse in Rai una trasmissione che si chiamava Pinocchio, per fare la quale chiamò, oltre a un insopportabile Mario Giordano, oggi direttore del Tg4, il Faulkner de l’Unità, Jenner Meletti appena “messo alla porta”, come tutti noi, da un editore che anche in politica si è poi votato al suicidio, ed oggi edita un foglio indegno della levatura di chi lo fondò in via Santa Maria alla Porta nei pressi di Corso Magenta a Milano il 12 settembre 1923 imponendo che non avesse «alcuna indicazione di partito. Dovrà essere – scrisse Antonio Gramsci – un giornale di sinistra. Io propongo come titolo l’Unità puro e semplice che sarà un significato per gli operai e avrà un significato più generale».

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Incontri procrastinati

8 gennaio 2016

Marco Belpoliti

Chiesi molti anni fa – nel 1998 – a Marco Belpoliti, prezioso curatore delle opere di Primo Levi, di dare un’occhiata ai miei racconti – ora pubblicati dalla Baskerville di Bologna, e intrisi di suggestioni dovute all’autore del Sistema periodico e di Se non ora, quando? – e lui garbatamente mi chiese di pazientare un paio di mesi essendo “sommerso di lavoro” e con “problemi familiari”.

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Tradire Primo Levi

14 ottobre 2011

Primo Levi

Franco Basaglia

È lecito, onesto, servirsi di uno scrittore, per scoprire non la realtà che lui ci ha rivelato, ma quella che, da lettori, ci risulta evidente ed è sotto ai nostri occhi? È la domanda che viene da farsi dopo aver scoperto il punto d’incontro, e forse di scontro, fra due grandi personaggi della nostra storia civile e culturale, verso i quali l’Italia ha un profondo debito, a giudizio di chi scrive non sufficientemente saldato: Primo Levi e Franco Basaglia.

La relazione tra lo scrittore torinese e il padre della psichiatria democratica è stata messa in luce da Massimo Bucciantini, docente di storia della scienza nell’Ateneo di Siena ed Arezzo che, l’11 novembre 2010, ha tenuto una lezione all’Università di Torino, ora pubblicata da Einaudi nella collana “Lezioni Primo Levi” con il titolo Esperimento Auschwitz[i].

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