nihilismo

Destinati all’estinzione

20 settembre 2010

Papa Benedetto XVI

Ho letto che Benedetto XVI sarà il Papa che probabilmente passerà alla storia per aver inferto, come fece il suo predecessore Giovanni Paolo II con il comunismo, il colpo di grazia al relativismo. Se sopravviverò a questo Pontefice sarò dunque stato assassinato per ben due volte dalla stessa mano.

Che questo conflitto fosse in corso avevo cominciato a capirlo benché sperassi che una diversità di vedute non avrebbe comportato lo scontro. Non è così. Il filosofo Giovanni Reale intervistato oggi dal Corriere della Sera sull’argomento fa capire esplicitamente che non c’è possibilità di dialogo e che noi dobbiamo soccombere. Altrimenti loro non si sentono realizzati. Loro i cattolici, intendo.

Il fondamento di questo proposito sta nella prima risposta che lo studioso dà all’intervistatore, Armando Torno, il quale gli chiede perché la religione non potrebbe essere considerata un fatto semplicemente privato. «È tale soltanto per chi non crede – risponde Reale –. Per chi ha fede, Dio è verità. E il compito del successore di Cristo non potrebbe essere diverso da quello di Benedetto XVI».

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Socrate in corsia

25 agosto 2010

Il nuovo ingresso di Careggi

Ho letto oggi sul giornale che l’ospedale fiorentino di Careggi – dove ho una stanza all’Hotel Bellavista, non tutta per me, ma pronta per ogni evenienza, qualora, come questa mattina, le palpebre o le caviglie mi si gonfino fuor di misura – si è dotato di un “consulente filosofico”. La notizia mi fa piacere non solo perché fa balenare prospettive di lavoro alternative alla mia professione ufficiale, il giornalista, essendo io in quella cosa con la quale o senza la quale è la stessa cosa laureato, a dispetto di qualche denigratore, ma anche perché credo che effettivamente dall’amore per la sapienza se ne possa trar beneficio e perciò anche il corpo ne sia gratificato.

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Las Vegas e il Maelström

24 agosto 2010

Las Vegas

Ancora una volta, fastidiosamente, sento confondere il nihilismo con l’edonismo. Ne sono irritato. Anzi: ne provo disgusto. Mi schifa veder associati i tanti che si sono dolorosamente inquietati dietro quella parola derivante dalla parola latina per nulla anziché al Maelström o a Vienna, a Las Vegas, divenuta la nuova Babele.

Ho rispetto per il pensiero cattolico come per quello di ogni altra religione, ma il pregiudizio e l’ottusità non mi piacciono, ovunque ristagnino. E qualunque sia il pur encomiabile fine che si prefiggono. Per cui non ho niente in contrario a che un filosofo propugni la «tensione dell’uomo “verso l’alto”» o un percorso proteso «al bene assoluto» o che guardi alla vita come a «un’attesa verso l’esistenza accanto al divino». Posso addirittura sentirmi vicino a lui quando individua nell’”americanismo” o nel sistema di vita che quel continente ci ha imposto ciò che sta azzerando le identità nazionali e locali, ma l’associazione di ciò che per egli costituisce il «mondo spazzatura» mi disgusta: perché mescolare il dio denaro o i divertimenti sfrenati, con le convivenze promiscue, il crollo dei nuclei familiari, la libertà di aborto, l’eutanasia, la cremazione, e soprattutto perché associare tutto ciò a quel sentiero che fin da Hegel ci hanno insegnato a percorrere?

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La civiltà di Fusia

30 aprile 2010

Il ḥammām nella moschea Hassan II a Casablanca, Marocco.

Fusia (o Fousia, non ho ben capito) che in marocchino sta ad indicare un fiore presumo color fuxia, mi stira le camicie, mi rammenda i calzini e questo comporterà inevitabilmente una ulteriore scriteriata richiesta da parte della ricorrente. Fusia (o Fousia) ha tre figli, ed uno si chiama Amin, e sentirlo parlare al telefono sembra abbia studiato a Yale, anche se usa l’italiano e non l’inglese. Se gli andrà bene farà il cameriere, essendo figlio di una immigrata extracomunitaria, mentre un cretinetto qualunque che biascica le parole e sa solo cos’è una playstation finirà avvocato o giornalista solo perché sua madre va a prenderlo a scuola col suv parcheggiandolo in terza fila prima di lasciarlo a casa per poter lei andare dal parrucchiere o a farsi la manicure. Coraggio, Amin, affila i denti.

Con Fusia – ho deciso, la chiamo così – qualche giorno fa si parlava di civiltà. Ho dovuto spiegarle la parola, e non è stato poi così facile, ma lei, che è intelligente, ha capito, anche se io non son stato tanto bravo. Dopo aver fatto la doccia mentre lei mi aveva cacciato dalla mia stanza per poterla pulire, le ho detto che arabi, giapponesi e finlandesi (più in generale ugrofinnici) sono civili, mentre noi occidentali, europei, italiani, cattolici non lo siamo, o almeno lo siamo meno, o almeno non lo siamo meno nel campo specifico che sto per trattare.

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L’incipit di “Specchio retrovisore”

18 marzo 2010
Galleria del Melarancio

Galleria del Melarancio

Era molto tempo che avevo promesso di andare a trovarlo. Per un motivo o per un altro non l’avevo mai fatto. Lui, di carattere ombroso, e in più per una sorta di gioco al raddoppio, rimarcava spesso la mia mancanza, attribuendole un significato che lui stesso sapeva non esistere, quello del disinteresse.