pace

È l’ora della pace. Ora

19 luglio 2014

L’infezione è ad ora inarrestabile. E si propaga con la velocità e le dimensioni di un’epidemia. Il virus dell’odio appare al momento resistere ai blandi, vani, disperati tentativi della ragionevolezza, divenuta sterile come un antibiotico del quale si sia abusato e contro il quale siano state innalzate poderose barriere difensive.

Assisto smarrito e dolorante a questa peste. Senza tuttavia esser disposto a capitolare, a rinunciare alla mia indisponibilità a schierarmi in una guerra combattendo nella quale, indipendentemente dallo schieramento scelto, si può essere solo perdenti, sconfitti, vinti.

Non sto né con Israele né con la Palestina, ma, più esattamente, non sto assolutamente contro Israele o contro la Palestina come condizione per stare a favore di una, perché io sono a favore di entrambe e mi oppongo semmai solo alle spinte che dall’una e dall’altra parte fomentano il conflitto, ad ogni azione o reazione o reazione alla reazione che produca ancora guerra anziché finalmente pace.

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La pasticca arcobaleno

14 agosto 2010

L'arcobaleno

Se non fosse stato per l’editore e per le competenze che gli competono, il mio di libro di racconti si sarebbe intitolato La pasticca verde e altri racconti e non Sempre più verso Occidente e altri racconti. Chi avesse voglia di sapere com’è andata la faccenda del cambiamento di titolo può vedere uno dei video pubblicati in questo blog il 29 aprile, nel quale Maurizio Marinelli ed io ci punzecchiamo giocosi su quella scelta editoriale.

Di pasticche verdi questa mattina, come tutte le altre, ne ho prese due. Due bianche, una bianca e rosa, una rossa e una trasparente come una lacrima o una goccia di pioggia.

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Il senso della pace

1 agosto 2010

La prima domanda è: ha senso la pace? È meno stupida di quel che sembri la domanda, perché non si può prescindere dal fatto che, da che mondo è mondo, non che la pace non sia esistita e magari anche diffusa e territorialmente maggioritaria, ma un conflitto almeno c’è quasi sempre stato. Sarebbe interessante se uno storico o un gruppo di storici predisponesse, ora poi con l’ausilio dell’informatica, dell’animazione digitale e della tridimensionalità, una mappa del mondo dalle origini ai giorni nostri che evidenziasse, sulla scorta dei documenti e delle testimonianze in nostro possesso, l’estensione delle ostilità e il loro sviluppo nel tempo, magari associando a questa mappa virtuale qualcosa che ci dica delle popolazioni coinvolte, civili o militari che fossero, ma quel tanto che ci consentisse di comprendere a colpo d’occhio quanta sofferenza è stata prodotta.

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Si vis pax

8 maggio 2010

Spesso, per stare in pace, bisogna lasciarsi in pace. Cioè lasciarsi. O lasciarsi andare.

L’incipit di “Ebrei erranti”

20 marzo 2010

Alla memoria di Luciano Morini

«… ognuno è l’ebreo di qualcuno…»

Primo Levi

Se non ora, quando?

Come si chiamava?

È curioso, non lo ricordo più, ancorché siano passati così pochi giorni. O forse non l’ho mai saputo. Non me l’ha detto. Presentazioni ufficiali non ce n’erano state. Neanche il gruppo iniziale della compagnia di quella sera era di lunga data.

Dorotea era sua cugina. Bellissima lei con quelle ciocche di capelli grigi sparpagliate fra pennellate bionde su una tela di seta castana. Una tela raccolta dietro la nuca, la semplicità che si trasforma nel sofisticato, nel solenne.

Marc Chagall, Il violinista