Raymond Queneau

Una barzelletta rivelatrice

9 settembre 2016

Sigmund Freud

Se non ricordo male, Freud s’è occupato delle barzellette, dando loro dignità di forma espressiva degna d’essere presa in considerazione, non tanto però per il valore intrinseco che si può trovare in quelle storielle, prevalentemente trasmesse in forma orale e volte a scatenare una reazione di ilarità nell’ascoltatore; per lo più brevi, al limite della semplice battuta, che in questo caso mi par paragonabile a un aforisma e cioè ad una delle forme letterarie che io prediligo perché riesce a condensare in una sola frase o poco più quello che ad altri necessita un intero romanzo o un trattato di filosofia; non tanto dunque per la qualità della costruzione narrativa e per i messaggi con esse comunicati, quanto per il bisogno di un individuo di servirsene, per la possibilità che raccontandole ci si nasconda dietro qualcosa e dicendole s’intenda sotto sotto dir altro.

Non so se critici letterari, filosofi, linguisti, semiologi le abbiano approfonditamente studiate e noto la scarsità di informazioni enciclopediche che riguardo ad esse emerge digitando la parola su un motore di ricerca, il quale per lo più indirizza verso stupidari grossolani, giocosi o grevi, improvvisate antologie che mettono in fila tutto quanto è stato recentemente messo in circolazione per scatenare la risata o strappare un sorriso.

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Stili di esercizio

8 settembre 2016

Raymond Queneau

Ho ricordato gli Esercizi di stile di Raymond Queneau nella settima puntata di Lezione di intervista e quel libro l’ho caldeggiato tutte le volte che – durante un corso dinanzi a dei discenti, o conversando amichevolmente con qualcuno in privato che mi chiedeva consigli sul mestiere o, più in generale, sulla comunicazione – avevo bisogno di spiegare come allenare la propria mentalità alla necessita di scrivere, o parlare, in ogni caso esprimersi nei confronti degli altri, scrivendoci anche un post in questo blog col medesimo titolo pubblicato nel giugno del 2010.

E lo raccomanderei anche se mi invitassero a parlare di come si sta al mondo, di quale sia il bagaglio migliore da portarsi appresso per condurre la vita, del piacevole e benefico stato derivante dall’esercizio dell’apertura mentale.

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Lezione di intervista 7: esercizi di stile

6 settembre 2016

Francis Haskell in una bella caricatura

Proprio dell’ultimo di quei “grandi” personaggi di cui avrei voluto parlare nella lezione ai ragazzi di Inveruno (vedi Dal generale al particolare) per accennare alle interviste che ho avuto la fortuna di poter fare, come spiego nell’Introduzione di Appropriazione indebita, Francis Haskell – professore a Oxford in Inghilterra, uno dei più importanti storici dell’arte del mondo, ma soprattutto un carissimo amico fin da quando io ero un bambino, ragion per cui prima o poi dovrò scrivere specificamente qualcosa su di lui – ed in particolare dell’intervista che mi aveva concesso nell’aprile del 1992 per un numero speciale del giornale nel quale lavoravo, l’Unità, dedicato a una importante mostra su Lorenzo de’ Medici, mi sono servito per aggiungere un tassello relativo alla forma per così dire “letteraria” in cui un’intervista può essere fatta, ovvero sia, come recitava il titolo, “Con o senza domande”.

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Esercizi di stile

14 giugno 2010

Raymond Queneau

Che differenza c’è fra il post di un blog personale e l’articolo di un giornale? Si possono scrivere entrambi con lo stesso scrupolo e lo stesso zelo? Si può, come ci ha insegnato Raymond Queneau in Esercizi di stile, usar per ognuno di essi una forma diversa che dica le stesse cose ma abbordandole da punti di vista diversi? Mi son fatto queste domande riflettendo sulle considerazioni che il caporedattore centrale de l’Unità all’epoca in cui io vi entrai, lontano 1978, dopo avermi chiesto ed ottenuto una sentita e generosa mano a riempir la sala dove nelle settimane scorse si sarebbero festeggiati i novant’anni di un illustre giornalista – quasi 2.000 e-mail inviate e quasi 600 accessi all’articolo pubblicato sul blog –, alla richiesta di presentarmi il collega che non avevo avuto l’opportunità di conoscere, se non vedendolo qualche volta gironzolare nei corridoi della redazione, si è schermito prima, ha svicolato poi, infine mi ha detto che avevo mescolato in quelle parole troppo di mio insieme al tributo e all’informazione dell’evento.

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Generi letterari

3 maggio 2010

Prima o poi dovrò cimentarmi con generi letterari da me ancora non battuti. Il romanzo, come suggerisce mio padre e pretende il mio editore. Ma anche l’omelìa, la requisitoria, la filippica, la predica, il sermone, l’orazione, il comizio, il verdetto, la sentenza, l’arringa, la commemorazione e magari la preghiera o le preci. Non per cambiar mestiere o ravvedermi in punto di morte, ma solo per star dietro a Raymond Queneau e ai suoi fantastici Esercizi di stile che in caso di diluvio universale vanno assolutamente salvati. Grazie Monica di avermelo fatto conoscere.