Robert Musil
27 ottobre 2016
Questo il testo della relazione Attualità dell’idea di Apocalisse che ho presentato ieri all’incontro su “Apocalissi ieri e oggi” nell’ambito del ciclo Incontri alla fine del mondo organizzato dal Museo Pecci di Prato ed al quale hanno partecipato il professor Marco Ciardi dell’Università di Bologna, che ha parlato di Apocalissi e ricerche d’altri mondi. Atlantide e non solo, e il professor Andrea Mecacci, dell’Università di Bologna, con un intervento su Estetiche dell’apocalisse:
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20 ottobre 2016
La Olivetti Lettera 22
Questo il mio articolo sul museo della macchina da scrivere di Parcines e la storia di Peter Mitterhofer, pubblicato oggi su “Doppiozero”, del quale avevo già scritto in Lassù a Parcines:
Peter Mitterhofer e la macchina da scrivere
Daniele Pugliese
C’era una volta la Cacania. Come dice Musil lì era tutto “kaiserlich-königlich”, imperial-regio. Lo testimoniano ancora le K.K. impresse sui tombini nelle strade di Merano.
E nella Cacania – che si spingeva appunto anche nel Sud Tirolo, detto oggi Alto Adige – c’era un brav’uomo di nome Peter Mitterhofer. Proprio negli anni in cui governava Cecco Beppe e la “sua” Sissi, divideva gli animi tra entusiasti e denigratori. Si racconta Peter fosse molto amato dai bambini, che probabilmente vedevano in lui qualcosa di simile a Emmett “Doc” Brown (Christopher Lloyd), lo “scienziato pazzo” che in Ritorno al futuro di Robert Zemeckis (1985) affascina il giovane Marty McFly (Michael J. Fox) o, per chi se lo ricorda, a Maurizio Nichetti in Ratataplan (1979).
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17 ottobre 2016
Questo il mio articolo pubblicato nel bel sito www.doppiozero.com sulla mostra che inaugura la riapertura del Museo Pecci a Prato dedicata alla fine del mondo:
La fine del mondo dall’astronave del Pecci
Daniele Pugliese
Prima della fine del mondo ci saranno ovviamente “Gli ultimi giorni dell’umanità”. È questo il titolo del dissacrante dramma – 779 pagine nell’edizione Adelphi in 2 volumi – che Karl Kraus scrisse fra il 1915 e il 1922, avvertendo nella premessa il lettore che la sua messa in scena «è concepita per un teatro di Marte», richiedendo «secondo misure terrestri, circa dieci serate».
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30 agosto 2016
Mio padre, Orazio Pugliese, dedica le prime copie del suo libro "Gentile editore..."
Non ho voluto finora occuparmi, qui nel blog, del libro scritto da mio padre Orazio, intitolato «Gentile editore…», che ricostruisce la storia della casa editrice Sansoni attraverso i carteggi con i loro autori e collaboratori, di Giovanni e Federico Gentile – il filosofo fascista e il figlio a cui egli consegnò la gestione di quell’azienda rilevata liquidando altri soci negli anni Trenta – e attraverso le memorie di chi in quella “fucina” di cultura lavorò fino agli anni Settanta quando la balena Rizzoli si mangiò il marchio fiorentino.
Non ho voluto farlo per una sorta di pudore, anzi, provando una specie di timore, quello di star facendo qualcosa che somiglia all’“interesse privato in atti d’ufficio”, al “conflitto d’interesse”, un abuso insomma del proprio ruolo di figlio, e di figlio per mestiere divulgatore, o un’intrusione familiare in un campo che non pertiene a me, è tutto di mio padre e dell’editore che ha pubblicato il suo ultimo sforzo intellettuale prima di cedere alla fatica e alla quiete della vecchiaia.
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3 aprile 2015
È la pigrizia che non mi fa consultare quella funzione del Content management system – il programma di immissione dei contenuti in questo blog, detto Cms – che consente di sapere quanti hanno letto un determinato post, ovvero sia di procedere con delle statistiche dalle quali derivare l’apprezzamento o l’interesse verso un contenuto piuttosto che un altro, né d’altra parte mi sono di aiuto, in questo caso, i commenti lasciati da chi ha letto e deciso di dir la propria al riguardo mettendosi in mostra e sfidando le altrui reazioni, eccezion fatta per l’infaticabile Matteo di cui prima o poi dirò qualcosa.
Tuttavia ho buoni motivi per credere che non siano passate inosservate le considerazioni che ho svolto all’indomani della clamorosa tragedia aerea provocata da un uomo che ha deciso scientemente di eliminarsi trascinando giù con sé da 9.000 metri 150 persone, i passeggeri e l’equipaggio del volo Germanwings 4U9525, precipitati il 24 marzo scorso alle 10.31 in una località di montagna della Francia mentre volavano tra Barcellona e Düsseldorf.
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14 maggio 2014
Hannibal Lecter
«Le donne non mi hanno mai amato, fin da ragazzo», adduce a motivazione del suo operato l’uomo accusato e reo confesso di aver ucciso in cerca di un piacere fondato sulla violenza e l’umiliazione, una giovane donna che per vivere vendeva corpo, gesti, disponibilità e rinuncia al piacere. In quella frase, insomma, l’assassino tenta di dare i suoi perché, non un alibi o una scusante, ma un parametro di comprensione, un qualcosa che stia prima ed abbia il senso di una causa.
E allora, senza avvalersi di quei perché come fossero delle scusanti – che non c’è proprio niente da scusare, nulla che così, in termini morali, lasciando fare la giurisprudenza, possa valer da attenuante, quella giovane donna è morta e non c’è niente di tenue, niente di lenitivo, niente di riduttivo, niente di sminuente –, prendiamoli quei perché per quel che i perché devono essere, le spiegazioni, ciò che ci aiuta a capire.
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17 marzo 2012
Ho letto recentemente con gran piacere Racconti matematici, una raccolta di brevi storie da Borges a Calvino, da Asimov a Buzzati, da Mc Ewan a Lem, da Huxley a Queneau, da Saramago a Musil, curata da Claudio Bartocci per Einaudi. Che la letteratura fosse in debito nei confronti della matematica mi era chiaro anche prima. Che nel magico alfabeto dei numeri si nascondano arcani dai quali se ne possono trarre splendide suggestioni e che la conoscenza delle cifre, fosse meno relegata a un ostico modo di insegnare quella disciplina, ci aiuterebbe immensamente a comprendere meglio il mondo, anche. E altrettanto che la nostra astinenza di scienza sia deleteria.
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6 settembre 2011
Elena Meynet è – come si legge nell’introduzione al sito di cultura, spettacoli e altre non stupide cose www.iltrillodeldiavolo.com di cui è direttrice responsabile –, «giornalista e musicista, filosofa e poetessa quanto basta, ma soprattutto pronta a mettersi in gioco pur di saperne di più», secondo il motto «avere senso critico e riportare opinioni e recensioni firmate, contro la mala-copiatura che, soprattutto on line, sembra divenuta la prassi».
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14 marzo 2011
Musil vedeva con desolazione un mondo di qualità senza uomo. Inorridirebbe oggi in un mondo senza qualità e senza uomo.
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10 gennaio 2011
Ingeborg Bachmann
Era un po’ di tempo che mi interrogavo su cosa troviamo nei libri, sul perché non sempre rinveniamo in essi, fra lettori diversi, le stesse cose. Poi, in questi giorni, ho letto Il dicibile e l’indicibile di Ingeborg Bachmann, e mentre maturava un nuovo pensiero, o meglio un’impressione che tra poco metterò a fuoco e manifesterò, mi sono imbattuto, anzi, ri-imbattutto, in questa frase tratta da Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust:
«In realtà, ogni lettore, quando legge, è il lettore di se stesso. L’opera è solo una sorta di strumento ottico che lo scrittore offre al lettore per consentirgli di scoprire ciò che forse, senza il libro, non avrebbe visto in se stesso. Il riconoscimento dentro di sé, da parte del lettore, di ciò che il libro dice, è la prova della sua verità, e viceversa, almeno in una certa misura, almeno in una certa misura, giacché spesso la differenza fra i due testi può essere imputata non all’autore, ma al lettore».
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27 dicembre 2010
Robert Musil
Nel 1937 quel genio di Robert Musil tiene una conferenza a Vienna, ospite della Lega austriaca del lavoro. L’argomento di cui si occupa è la stupidità, e lui lo fa in maniera affatto stupida. Cioè ammettendola. Riconoscendo che in qualche maniera è difficile per tutti, almeno talvolta sottrarsi ad essa. «Di tanto in tanto – nota il maestro della letteratura d’ogni luogo e d’ogni tempo – siamo tutti stupidi. Di tanto in tanto siamo addirittura costretti ad agire alla cieca, almeno in parte, altrimenti il mondo di fermerebbe».
Invito chi non l’avesse fatto a leggere quella cinquantina di pagine, perché gli spunti e le arguzie in cui ci si imbatte sono, come sempre nel caso di Musil, un fuoco di fila e proteggerci dalla stupidità o almeno tentare di riconoscerla, di smascherarla, di averne avvisaglie al suo arrivo può essere di grande aiuto.
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19 novembre 2010
Se avete intenzione di affogare i vostri problemi nell’alcool, tenete presente che alcuni problemi sanno nuotare benissimo.
Robert Musil
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12 marzo 2010
A Monica, contro ogni evidenza
Si precipitò allora in un negozio di libri del centro e, con un certo stupore del commesso, ordinò due volumi di un dizionario enciclopedico della lingua italiana. Poi passò da un vecchio amico che lavorava in una tipografia e lo pregò di spaginargli quei due vocabolari. Anche l’amico, come il commesso, lo guardò con aria stupita, ma non gli fece neanche una domanda. Era basso e dall’aspetto fragile, ma sembrava un rude boscaiolo quando sfasciò le due copertine di cartoncino telato. I volumi, ancora rilegati, finirono l’uno accanto all’altro sotto una potente taglierina che non sembrò faticare molto per affondare la lama nelle oltre duemila pagine dopo che il linotipista l’ebbe allineata a pochi millimetri di distanza da dove partiva l’inchiostro.
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22 febbraio 2010
MUSIL, Robert, Der Mann ohne Eigenschaften, Berlin, Rowohlt, 1930, vol. I, 1933, vol. II, 1952, vol. III, tr. it. L’uomo senza qualità di A. Rho, Torino, Einaudi, 1957, vol. I, 1958, vol. II, 1962, vol. III,
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