Saber Jelidi

Wozu dichter?

11 luglio 2010

vdr5 di Maurizio Marinelli

Ci sono amici con cui si può stare ore a parlare. Anzi: ad ascoltarli. E, anche se in alcuni momenti il loro bisogno di parlare risulta leggermente patologico, davvero rispondente al solo loro bisogno di parlare, di avere un pubblico dinanzi ed orecchie senzienti, ciò che si apprende, ciò che giunge, ciò che si incamera, ciò che si sente, è nutrimento, salute, ricchezza. Questo avviene in particolare con le persone che hanno molto vissuto o molto pensato.

Sono due doti indispensabili a scrivere un libro: bisogna aver di che scrivere, non solo saperlo fare, e il più delle volte ciò deriva principalmente dall’aver vissuto o pensato. Orbene, vi son persone che anziché trasferire quel vissuto e quel pensiero sul foglio di carta, lo consegnano alla parola, al dialogo, alla conversazione e possono andare avanti per ore, giustappunto tenendo desta l’attenzione e l’udito di chi hanno di fronte.

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Canali e canaglie

3 maggio 2010

Molti anni fa, in una “Bustina di Minerva” su l’Espresso, Umberto Eco scrisse un pezzo che avevo ritagliato ma non so più dov’è, forse nella casa che ho comprato con la fatica d’una vita eppur più non m’appartiene avendo provato io un sentimento ambiguo ed avendo ceduto alla malattia (tranquilli, non è leucemia!). L’articolo parlava della crescita dei “canali” mediali. Sostanzialmente diceva che quando c’era solo Rai 1 in bianco e nero, trattandosi di un solo canale, in mezzo a qualche porcata, poteva finirci dentro, o passarci attraverso, anche ottima roba. Dovevi riempire un palinsesto di 12 ore, perché a mezzanotte compariva una splendida sigla con non ricordo più quale musica e un’antenna che svettava nel globo di una globalizzazione appena in fieri, e fino al mattino seguente, niente zapping. Ho accennato a quell’epoca televisiva in un altro blog intitolato Fare tv.

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Onore al nemico

2 maggio 2010

Il Corriere fiorentino, ma forse ogni altro giornale d’Italia, riportava ieri la notizia dell’omicidio di Susanna Tre Re. A me l’ha detto Cristiana Schillaci, sua compagna di scuola, sempre avversante e quanto me addolorata. Non l’ho mai conosciuta, almeno con un “piacere”, una stretta di mano, un nome e cognome. Ho sempre saputo, fin dall’età della ragione, chi fosse, o, almeno, l’idea che mi ero fatto di lei, o quella che il mondo si fosse confezionato, ancorché ritenga non fosse molto dissimile dal vero.

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Primo giorno di scuola

9 aprile 2010
presentazione 8 aprile 2010 - Libreria Libri Liberi - Firenze

presentazione 8 aprile 2010 - Libreria Libri Liberi - Firenze

Ho ripreso fiato. Ieri mattina mi sentivo come il giorno che, forse mia madre, mi accompagnò alla scuola Carducci per la prima elementare. (Watson, naturalmente). Direi che era il primo ottobre del… a quanti anni si va alle elementari? Insomma, sicuramente negli anni Sessanta. Ieri l’altro. O giù di lì. Ieri sera invece ero sfinito e i miei reni hanno fatto anche un po’ le bizze. Ma molto contento. La prima presentazione di un mio libro, interamente mio, proprio mio era andata benissimo. Almeno mi è sembrato che le persone fossero contente, si stessero divertendo o interessando e che non ci fosse quel clima barbogio di certe celebrazioni o autocelebrazioni. Italo Dall’Orto ha letto brani della Pasticca verde e dell’Ingrato talmente bene che io faticavo a riconoscere di averli scritti io. Che fortuna averlo conosciuto grazie alla complicità di Nicoletta Collu. (continua…)