Sancho: dalle parole al poema
6 luglio 2010La dominante è l’albero. Lui c’è sempre. L’acqua, il cielo, le case, il reticolato, i fili dell’alta tensione, la neve compaiono ma alternandosi, lui invece, l’albero, c’è sempre. Solitario, sofferente, resistente, associato, impercettibile c’è sempre. Talvolta ha le foglie, talvolta solo i rami, il tronco c’è sempre, sfuggono semmai le radici. Scriveva Kafka: «Infatti noi siamo come tronchi di alberi nella neve. In apparenza giacciono raso terra e con una piccola spinta si dovrebbe poterli smuovere. No, non si può, che sono saldamente legati alla terra. Ma vedete anche questa è soltanto apparenza».
Il titolo del libro consultabile on line è visioni dell’amarezza e la scelta di usar la minuscola pervade ogni pagina, salta l’obbligo del punto, rende continuativa la lettura, sbattezza gli autori trapassandoli dal nome proprio alla genericità. È un libro di foto, e chi le ha fatte, immobilizzando alberi e contesti, fermando l’acqua che scorre o addormentando il vento che soffia, cogliendo talvolta la desolazione perché la natura par contaminata dalla mano dell’uomo oppure contraddetta dai suoi stessi elementi, dalle forze paralizzate che la percuotono o nella sua anima scorrono.