Socrate

Lezione di intervista 3: con l’aiuto di Socrate

26 agosto 2016

Avevo poi ripreso la mia lezione sull’intervista tornando invece alla parola “dialogo”, che io reputo di un’importanza straordinaria. Anche qui ero ricorso alla voce della Treccani, ma sintetizzando a modo mio:

• I dialoghi, conversazioni svolte attribuendo ad uno dei due interlocutori un ruolo di esperto, di buon conoscitore dell’argomento di cui si tratta, in qualche maniera di maestro, insegnante, autorità, sono stati una delle prime e più importanti forme di testo filosofico.

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Il daimon socratico

13 settembre 2015

Socrate

Un certo ruolo deve averlo svolto la lettura di Essere pace di Thich Nhat Hanh, il cambio di prospettiva tra l’agire esternamente e il modificarsi internamente proponendo la propria presenza. Poi, certamente, la totale assenza di soggetti in grado, non dico di organizzare, ma nemmen di proporre un qualche agire sostenuto da uno scopo, una mèta, un intento, un’idea.

Tutto ciò nella mia testa ha assunto la dimensione di quello che definisco un impegno civile, l’imperativo a tener desto l’intelletto, a sforzarsi di guardare oltre agli stereotipi, qualunque sia la loro natura ed origine.

In questa prospettiva mi ha colpito un articolo pubblicato nelle due pagine di Repubblica di oggi dedicate al Festival di filosofia che si svolge da venerdì prossimo a Modena, Carpi e Sassuolo. Un articolo a firma Simona Forti dedicato alla “lezione di Socrate” ed intitolato Resistenza al potere, ora e sempre.

L’autrice invita a prendere in considerazione come «resistenza nei confronti del potere» non solo quella attiva ed agitatoria di un soggetto collettivo, ma anche «quella dinamica per così dire “an-archica” che nasce dal disagio etico del singolo, si esprime in un rifiuto delle regole del gioco e in certi casi, rendendosi visibile, contagia e si espande sino ad esprimersi in un vero e proprio dissenso politico».

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L’abisso non colmato

3 settembre 2015

Hannah Arendt

L’incipit del saggio di Hannah Arendt su Socrate, inedito in Italia e pubblicato ora da Raffaello Cortina, è comparso ieri su “Repubblica” e leggerlo ha portato lo spunto per una riflessione che io considero amara ma anche doverosa.

L’incipit dell’incipit è questo: «L’abisso tra filosofia e politica si apre storicamente con il processo e la condanna di Socrate, che nella storia del pensiero rappresenta un punto di svolta analogo a quello rappresentato dal processo e dalla condanna di Gesù nella storia della religione. La nostra tradizione di pensiero politico ha inizio quando, con la morte di Socrate, Platone perde ogni speranza nella vita della polis e giunge a mettere in dubbio anche i fondamenti dell’insegnamento socratico».

Benché sia quella che mi ha avvicinato alla materia – potrei chiamarla l’innamoramento di un lungo amore –, la filosofia antica non è stata il centro dei miei studi universitari e il poco che so, per lo più riguardo Epicuro, lo devo al professor Adorno, con cui ho condiviso più conversazioni su altro che non su Platone, Aristotele, Parmenide o Zenone.

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La politica ritrovata. XVI. Leggi, diritti, giustizia

2 dicembre 2010

XVI. Leggi, diritti, giustizia

Si è qui parlato di “prezzo giusto”. E sul tema della giustizia merita forse spendere qualche parola. Ad essa dedica alcune pagine anche Revelli, mettendo a confronto la politica degli antichi e quella dei moderni, la giustizia appunto e la forza. Revelli cita il celebre ed attualissimo brano del De civitate dei di sant’ Agostino:

Socrate

Senza giustizia, che cosa sarebbero in realtà i regni, se non bande di ladroni? E che cosa le bande di ladroni, se non piccoli regni? Anche una banda di ladroni è, infatti, un’associazione di uomini, nella quale c’è un capo che comanda, nella quale è riconosciuto un patto sociale e la divisione del bottino è regolata secondo convenzioni primieramente accordate. Se questa associazione di malfattori cresce fino al punto da occupare un paese e stabilisce in esso la sua propria sede, essa sottomette popoli e città e si arroga apertamente il titolo di regno, titolo che le è assegnato non dalla rinuncia alla cupidigia, ma dalla conquista dell’impunità.

Sant'Agostino

Intelligente e verace fu, perciò, la risposta data ad Alessandro il Grande da un pirata che era caduto in suo potere. Avendogli chiesto il re per quale motivo infestasse il mare, con audace libertà, il pirata rispose: «Per lo stesso motivo per cui tu infesti la terra; ma poiché io lo faccio con un piccolo naviglio sono chiamato pirata, perché tu lo fai con una grande flotta, sei chiamato imperatore»[1].

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Eclettismo

13 novembre 2010

Se si scorrono i manuali di storia della filosofia ci si rende conto che già nell’antichità, e più di una volta nell’arco di tempo che ci separa da Socrate, a qualcuno è venuto in mente di prendere il meglio di tutti coloro che l’hanno preceduto o di tutti coloro che gli stavano d’intorno. Quelle correnti di pensiero, presenti anche nella letteratura e nell’arte, sono state denominate “eclettismo”. L’eclettismo – a meno che non sia riferito ad un individuo al quale si riconosce un’eccezionale versatilità, la capacità cioè di misurarsi con egual merito in discipline diverse – è un atteggiamento, una disposizione, al quale non si attribuisce grande valore. Per lo più agli eclettici si contesta la scarsa originalità, il fatto d’essere ripetitivi, di non portare innovazione. Ma spesso non ci si rende conto che il loro non è plagio, ma ricerca. Spesso si sottovaluta il valore della sintesi.

Preghiera

9 ottobre 2010

Socrate

Oh Socrate, Socrate, alla cui fonte ho cercato di abbeverarmi, forse tardivamente, o forse troppo in anticipo, mentre i coetanei fuggivano, si adornavano o saltellavano.

Oh Socrate, Socrate con quel sapere di non sapere che mi ha dannato la vita e ci credo ancora, ora che non so, eppur so, e siccome so e so di non sapere, sento chiedere, chiedere, chiedere. Domande, una dietro l’altra, alle quali rispondo, al limite con non so, che è pur sempre una risposta, epperdio se è una risposta, di mille altre più sensata, invece che quelle finte lezioni precipitate dall’alto.

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Socrate in corsia

25 agosto 2010

Il nuovo ingresso di Careggi

Ho letto oggi sul giornale che l’ospedale fiorentino di Careggi – dove ho una stanza all’Hotel Bellavista, non tutta per me, ma pronta per ogni evenienza, qualora, come questa mattina, le palpebre o le caviglie mi si gonfino fuor di misura – si è dotato di un “consulente filosofico”. La notizia mi fa piacere non solo perché fa balenare prospettive di lavoro alternative alla mia professione ufficiale, il giornalista, essendo io in quella cosa con la quale o senza la quale è la stessa cosa laureato, a dispetto di qualche denigratore, ma anche perché credo che effettivamente dall’amore per la sapienza se ne possa trar beneficio e perciò anche il corpo ne sia gratificato.

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Lezioni antiche

16 agosto 2010

Ho appena terminato di leggere Esercizi spirituali e filosofia antica di Pierre Hadot, libro di cui meriterebbe scrivere ben più che un solo post su un blog dove mescolo le cose più disparate.  L’ultimo saggio che chiude il libro si intitola  La filosofia è  un lusso?, e la risposta è  drammaticamente affermativa:  «Il dramma   della condizione umana è che è impossibile non filosofare e nello stesso tempo impossibile filosofare». Questio de centauris.

Pierre Hadot

Esistono tuttavia momenti in cui lo si può fare, o almeno tentarvi. Per lo più abbiamo una conoscenza della filosofia come storia della filosofia, e per certi versi è saggio sia così, che si possa ricostruire l’evoluzione del pensiero, il suo dipanarsi anche caotico, secondo rivoli che Heidegger giustamente ha chiamato Holzwege, sentieri interrotti di cui si perde traccia nel bosco per poi ritrovarli poco oltre.

Ma essa, e Hadot lo spiega splendidamente, è ben altro. È amor, non amicizia, di sapienza: φιλο-σοφια. È una tensione insopprimibile a ricercarla sapendo di non poterla mai raggiungere. Altra questio de centauris, corpo di cavallo e busto d’uomo.

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Pacifismo

28 luglio 2010

Joda

È una scelta molto difficile quella pacifista. Difficile ipotizzarla, sceglierla e poi praticarla. Cioè prima, durante e dopo. È distante dalla cultura dominante, quindi è sempre minoritaria. Probabilmente è distante dalla cultura dominante, dei più, della maggior parte, perché non appartiene neanche alla nostra biologia o alla nostra psicologia. Come molti animali siamo tarati per altro. Avevano ragione Konrad Lorenz, Nietzsche e Dostoevskij: la nostra anima è quella. Andare in un’altra direzione è farle violenza, un vero paradosso per il pacifismo.

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Canali e canaglie

3 maggio 2010

Molti anni fa, in una “Bustina di Minerva” su l’Espresso, Umberto Eco scrisse un pezzo che avevo ritagliato ma non so più dov’è, forse nella casa che ho comprato con la fatica d’una vita eppur più non m’appartiene avendo provato io un sentimento ambiguo ed avendo ceduto alla malattia (tranquilli, non è leucemia!). L’articolo parlava della crescita dei “canali” mediali. Sostanzialmente diceva che quando c’era solo Rai 1 in bianco e nero, trattandosi di un solo canale, in mezzo a qualche porcata, poteva finirci dentro, o passarci attraverso, anche ottima roba. Dovevi riempire un palinsesto di 12 ore, perché a mezzanotte compariva una splendida sigla con non ricordo più quale musica e un’antenna che svettava nel globo di una globalizzazione appena in fieri, e fino al mattino seguente, niente zapping. Ho accennato a quell’epoca televisiva in un altro blog intitolato Fare tv.

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