utopia

L’utopia in mano a un giovane

26 novembre 2016

Fidel Castro con Ernesto Che Guevara

Hasta la victoria, siempre, comandante Fidel. Merita un saluto commosso il líder máximo che, insieme a Ernesto Che Guevara – di cui l’anno prossimo ricorre il cinquantenario della morte – ha fatto sperare, forse illudere più di una generazione, certamente la mia.

Liberi dall’America e dal suo consumismo, da Battista, dai suoi bordelli e dai suoi casinò, ma anche dal regime sovietico e – dicono tutti quelli che sono stati a visitare Cuba – liberi di sorridere, di sapersi divertire, di cogliere l’attimo, malgrado la povertà e le maglie dello Stato.

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Omaggio all’utopia

24 settembre 2016

L'Utopia ti Tommaso Moro

Mentre stavo scrivendo un articolo che pubblicherò nei prossimi giorni intorno alla figura di Italo Calvino, ieri ascoltavo a Radio 3 Peppe Servillo leggere brani delle visibilissime Città invisibili dal palco della festa dell’emittente culturale della Rai che, con il pensiero rivolto ai terremotati, fino a domani si svolge a Matera avendo come tema intorno al quale ruotano gli eventi le utopie e le distopie, e prima di sentire quelle concise, accurate geografie metropolitane fantastiche, avevo sentito ospiti della trasmissione ricordare che in questo 2016 ricorrono i 500 anni dell’Utopia di Tommaso Moro, il testo che ha introdotto questo concetto – quantunque i “non-luoghi” esistano fin dall’antichità, ne è piena la mitologia e l’epica greca, ma che altro è l’Atlantide di Platone? – ed i rimandi che da questa parola giungono ad Adriano Olivetti, personaggio a cui sto prestando sempre maggior attenzione.

Ascolto tutto questo e mi sovviene che il titolo originale dell’intervista contenuta in Appropriazione indebita nella quale Eugenio Garin storceva il naso all’ipotesi di affossare, con il nome del Pci, la molla che fa desiderare di non aspettare il paradiso nell’al di là e di avere dei valori in cui credere era proprio Ma un’utopia deve restare, e che anche  un intero capitolo, il nono per la precisione, del mio Apocalisse, il giorno dopo. La fine del mondo fra deliri e lucidità, pubblicato da Baskerville nel 2012, tratta proprio il medesimo argomento.

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Prospettive ottiche

17 luglio 2010

Che differenza fa chi è il carcerato, se c’è un carcerato? Oh, no, non sono certo io a pensare che i reati non vadano puniti, quando son stati commessi. Anzi, sono perché la pena, oltre ad essere adeguata, sia certa. Ma l’interrogativo verte altrove, alla convinzione che si ha in fondo all’animo, se la reclusione ci appartenga o meno. La risposta a quella domanda, come ad altre analoghe, fa la differenza tra una politica tutta pratica che non può rinunciare agli istituti di pena e alla sicurezza dei cittadini ed una politica anche ideale che guardi in alto, dove i reati non han ragione d’essere commessi e di conseguenza le condanne non han ragione d’essere comminate.

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