La severità smarrita
10 gennaio 2015Da quello che ho letto, alla Camera si sta discutendo un disegno di legge di riforma delle norme relative alla diffamazione a mezzo stampa, con il quale sostanzialmente si abolirebbe il ricorso alla reclusione – ora da 6 mesi a 3 anni – nel caso un tribunale accerti che un giornalista pubblicamente, e nella fattispecie servendosi di un media capace per sua natura di espandere l’audience, “offenda l’altrui reputazione”.
Questa infatti è la definizione di “diffamazione” data dal Codice penale (art. 595), uno dei due capisaldi di quello che, finché non si siano cambiate le norme, si può o non si può fare: “l’offesa dell’altrui reputazione” arrecata “comunicando con più persone” (anche in una piazza dinanzi a vari testimoni), aggravata se effettuata “col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico”, in altre parole estendendo la platea degli uditori.