Deduzioni
4 agosto 2010
Se – e non ho così, su due piedi, motivi di dubitarlo – ha ragione l’amico che sostiene sia un atto volontario – tralascio per ora la digressione estensiva sull’atto di fede – l’elemento sostanziale e fondante dell’amore, ne consegue che chi fortissimamente vuole amare ama, e chi fortissimamente ama probabilmente sarà amato. Non deriverebbe insomma da altri, nè da altri potrebbe subire variazioni, ciò che è lucidamente e deliberatamente stato fissato nella propria testa.
Altrettanto logicamente se ne deve dedurre che nell’eventualità in cui tale amore non sia corrisposto, ciò non di meno resta amore e che trovi compimento, corrispondenza, ritorno o meno, niente ne modifica la natura e la sostanza. Non ci si dovrebbe pertanto preoccupare se chi è amato non ama, se cioè si resta pretendenti respinti anche in eterno o se ogni attenzione, concessione, palpitamento non è ripagato da medesimi o almeno analoghi attenzioni, concessioni, palpitamenti.