Guardando Report
13 dicembre 2010
Non guardo quasi mai più la televisione e vivo benissimo così. O meglio, magari non vivo proprio benissimo, ma la tv non mi manca per niente. Tant’è che non la possiedo. Ieri sera, però, ho visto, non a casa mia, l’ultima puntata del ciclo di Report. Milena Gabbanelli, e più di lei, per i miei gusti, Riccardo Iacona, sono… Lo dirò in un altro modo.
Un giorno, un paio d’anni fa, qualcuno mi ha detto: «Iacona è proprio bravo». M’è toccato rispondere: «No, non è bravo. È un giornalista». Lui e la Gabbanelli sono bravi, ma più che altro sono come dovremmo essere tutti noi cronisti, come ci avevano insegnato ad essere. Silenziosi e petulanti, tenaci e garbati, dubbiosi e determinati. Quelli che hanno portato gli schiamazzi in tv, e poi sulla carta stampata, sono, invece, come non dovremmo essere.
Penso che se la gente, tutta la gente, guardasse le trasmissioni di Iacona e della Gabbanelli, avrebbe non solo molti elementi in mano per valutare, ed anche, talvolta, per sospendere il giudizio, per restare col dubbio, ma il dubbio innestato da un tarlo, da una conoscenza. E penso che se onorevoli e senatori si occupassero di risolvere almeno un problema all’anno di quelli raccontati in quelle trasmissioni (per esempio, nella puntata di ieri, la questione tumori a Taranto), concentrando solo su quello la loro attenzione, avrebbero fatto bene il loro lavoro.